Ascoltare non è, ovviamente, sinonimo di udire.
Per udire avere l’udito funzionante è condizione necessaria e sufficiente. Per ascoltare no.
Ad essere onesti, si può persino dire che alcune persone con udito debole sanno ascoltare molto meglio di persone con udito finissimo!
Ascoltare significa mettersi in sintonia, comprendere. Si può quindi ascoltare una persona, o il silenzio, o se stessi.
Oggi siamo abituati ad un ascolto distratto, estremamente superficiale. Abbiamo costanti rumori di fondo, come il traffico, o la televisione, ma anche il chiacchiericcio degli altri. È raro, nel nostro mondo occidentale, trovare il silenzio, al punto che quando lo incontriamo ne siamo un po’ spaventati. E sono anche pochissime le persone con cui riusciamo a rimanere insieme in silenzio senza imbarazzo, o senza frapporre tra noi e loro altri suoni.
Oggi persino i bambini non ascoltano più il ritmo ipnotico e cadenzato delle favole, ma vengono bombardati da film, videogiochi, suoni scoordinati.
Sì, sto estremizzando.
Ma abbiamo perso l’abitudine all’ascolto, e riconquistarla non è immediato come premere un bottone.
Il medico che sa ascoltare si prende cura del paziente. Il medico che non sa ascoltare rischia di diventare un dispensatore di medicinali. E questo non conviene né alla salute di tutti noi, né alla professionalità del medico.
I risultati possono essere sorprendenti: si scopre una nuova dimensione del mondo e delle persone.