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Quale leadership serve in classe – 2° parte

Dopo aver definito, nell’articolo precedente, i diversi tipi di leadership, esaminiamo quale leadership serve ad un insegnante.

Chiunque voglia gestire persone o situazioni deve essere pronto ad utilizzare tutti i tipi di leadership, con la massima flessibilità, anche passando da un tipo all’altro nell’arco di pochi minuti. 

Un altro elemento essenziale da ricordare è che un problema, o una difficoltà, che si presenta ad un determinato livello può essere risolta solo allo stesso livello, o al livello superiore. Così un problema di ambiente può essere risolto a livello di ambiente o di comportamento, ed un problema di valori può essere risolto come valore o come identità.
L’insegnante dovrà quindi essere estremamente flessibile, e attento sia alla classe nella sua totalità che al singolo studente in quanto può accadere che, in un gruppo, una singola persona si trovi ad un livello completamente diverso dal gruppo. 

Ci sono poi, indubbiamente, momenti in cui è opportuno far prevalere una specifica forma di leadership.
  • Durante il lavoro di gruppo, ad esempio, l’insegnante si concentra sul controllo dell’ambiente, facendo prevalere il management per eccezioni: interviene se e dove è necessario.
  • Prima di una nuova attività è invece importante gestire i comportamenti: dettare le regole del gioco, e fare in modo che vengano comprese e condivise (se sono condivise, verranno rispettate!).
Ricordo che i livelli ambiente e comportamento sono anche quelli in base ai quali viene fornito il feedback agli studenti.

Spesso la scuola, e l’insegnante, tendono a concentrasi sul livello di capacità, e il relativo management per obiettivi, laddove il premio per l’obiettivo raggiunto è il voto al compito o all’interrogazione. È dimostrato che questo tipo di management non funziona laddove sono richiesti sforzi creativi. E, personalmente, ritengo che non ci sia nulla di più creativo che imparare, inteso come trovare il proprio personale metodo di studio e le proprie, personali, motivazioni per imparare. La cultura è basata sulla curiosità dell’apprendimento, e la curiosità fa parte della creatività. Questo è, forse, il grosso limite al sistema scolastico come lo conosciamo. 

Attenzione, però: il problema non si risolve eliminando i voti! Ma riconoscendo i limiti del consueto management per obiettivi è possibile, grazie ad una leadership flessibile e mirata, aggiungere stimoli per superare l’empasse. 
E il seguito alla prossima puntata.

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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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