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Prendermi cura di me

Non è stato facile capire che ho difficoltà a prendermi cura di me

E accettare che, in questo periodo, ha difficoltà a prendermi cura di me è ancora più sconvolgente da accettare.


  • Mi sono trasferita a Milano esattamente 40 anni fa, vivendo da sola per molti anni, comprando casa, facendo carriera.
  • Sì, poi mi sono sposata, ed era bello essere in due, ma non perché volessi un appoggio.
  • Negli ultimi anni sono diventata io l’appoggio di mio marito.
  • Anche andando molto indietro nel tempo, io ero quella a cui la famiglia si rivolgeva quando c’erano problemi.
  • E neanche da bambina era poi un gran carnevale: mancando mia madre l’affetto verso di me, che c’era, era più farcito da preoccupazione che ricoperto da protezione.

Tutto per dire che sostanzialmente ho sempre saputo cavarmela.


Poi sono arrivate anche le competenze per il ben-essere e la cura di sé. Dedicarmi tempo, attenzioni, parlare a me stessa, meditare, coltivare amicizie vere…


E adesso sono frastornata. Dimentico persino i miei 15 minuti di coccole ad inizio giornata, ho rispolverato quel brutto vocabolo “devo” e modalità negative nel parlare a me stessa e di me stessa, come mi ha fatto notare la psicoterapeuta.

Non trovo, ancora, la causa di tutto ciò: sono appena riuscita a comprenderne gli effetti.

Forse mi sto punendo, ma onestamente non ho motivi per punirmi. Mi è facile mettere tutto nel calderone del lutto, ma è davvero tutto lì?



Sperimento il timore di invecchiare, da sola. Sperimento l’ansia di decisioni sbagliate: e sì che non avevo ansia quando decisioni potenzialmente sbagliate potevano danneggiare anche altri oltre a me. Dovrei sentirmi più libera, e mi sento più vincolata che mai.

Così non va.

Voglio inventarmi nuove strade, nuovi modi per prendermi cura di me, scoprire cosa voglio ora e per il futuro, e costruirmi il nuovo futuro. 


Autore: Carla Fiorentini 27 gennaio 2025
Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
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