Servono lunghi anni di studio e di pratica per imparare a curare le malattie.
E per curare le persone?
Nel film su Patch Adams, il protagonista, in un discorso memorabile, afferma: Se si cura una malattia, si vince o si perde. Se si cura una persona vi garantisco che in ogni caso si vince, qualunque esito abbia la terapia
Patch Adams - Discorso agli studenti.
Credo che questo sia il vero futuro della medicina. I risultati tecnici, diagnosi, indagini cliniche, farmaci, chirurgia, sono innegabili ed è auspicabile che la ricerca continui, ma cercare di separare la malattia dalla persona è un tecnicismo difficile, inutile, insensato e dannoso.
Il vero problema è, credo, che finché si guarda la malattia abbiamo alcune certezze o, almeno, dati validi a sostegno. Sappiamo cosa fare e, in caso di dubbio, possiamo studiare, leggere nuovi studi, cercare il supporto di specialisti.
Quando si cura la persona, invece, ogni paziente fa quasi storia a sé, molte certezze vengono meno, le sfumature e i dubbi aumentano, e lo stress anche.
È ben difficile che chi studia per diventare medico o farmacista possa anche pensare ad una seconda laurea in psicologia, eppure a volte sembra che le competenze psicologiche diventino indispensabili.
E allora?
Proviamo a guardare le cose da un altro punto di vista, un po’ meno complesso e più manageriale.
Pensate ad una qualunque professione e immaginate un professionista che dichiara: so tutto del mio mestiere, ma non fatemi mai interagire con un essere umano.
Chi o, meglio, cosa immaginate?
Probabilmente qualcuno chiuso in una cantina con davanti un computer, o forse il protagonista di Odissea nello spazio alle prese col mitico Hal.
È ormai risaputo, e consolidato, il fatto che ogni professione necessita di competenze tecniche e soft skills, caratteristiche personali e competenze umane.
Le soft skills sono sufficienti per “curare la persona” oltre che la malattia?
Domanda da milioni di dollari! Prima di tutto perché le soft skills sono tante, quindi bisogna precisare a cosa, esattamente, ci si riferisce.
Però sono sicura che per curare la persona servono l’intenzione, la volontà e il desiderio, e alcune soft skills. Poi, volendo, le tecniche di comunicazione e di coaching aiutano.