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Il pensiero sistemico in medicina

È sempre più evidente che per affrontare efficacemente il futuro è fondamentale imparare a capire e gestire le connessioni: è ciò che fa il pensiero sistemico. E in ambito di medicina e salute?

Il pensiero sistemico ha da tempo un ruolo importante in psicologia e nella psicoterapia, ma da qualche anno si comincia a parlarne anche in altre aree mediche. La medicina sistemica è diversa dalla tradizionale medicina occidentale iperspecialistica, dove spesso il paziente è rimbalzato da uno specialista all’altro, ed è altrettanto diversa da alcune medicine alternative, che a noi occidentali rimangono spesso incomprensibili.
In un certo senso la medicina sistemica prende il meglio dei due mondi: il paziente viene visto e curato come un sistema complesso, in cui gli organi sono in totale relazione tra loro, e facente parte di sistemi: sappiamo bene che l’ambiente, il cibo, le relazioni familiari, il benessere psicologico … sono tutti elementi che influenzano la salute. Il pensiero sistemico e gli studi di neurofisiologia ci danno le basi per comprendere e gestire tutto questo.

E di medicina sistemica si parla sempre più spesso.

A me sembra che la medicina sistemica non sia ancora definita in maniera univoca, però trovo estremamente importante che se ne cominci a parlare.

Per il farmacista il pensiero sistemico ha una doppia valenza, e utilità.
  • Da una parte c’è l’elemento business. La crisi economica ha reso più evidenti, e più importanti, una serie di connessioni che il buon farmacista manager già conosce. Si tratta di quei meccanismi, quei vasi comunicanti, che fanno sì che il cliente aumenti il consumo di prodotti diversi dai farmaci su prescrizione per evitare i costi delle visite specialistiche, o non acquisti determinati prodotti quando l’ondata delle patologie di stagione lo obbliga a comprare i prodotti specifici, o ancora il ritorno di alcuni farmaci più datati, ma meno costosi rispetto ai più innovativi. Comprendere i flussi e i fattori che influenzano in questo periodo è essenziale per salvaguardare la redditività della farmacia.
  • Dall’altra parte c’è l’elemento salute, legato eppur parzialmente disgiunto, connesso ma non equivalente. Spesso, e anche questo è parzialmente imputabile alla crisi, è il farmacista di fiducia la persona che ha il quadro più completo su un paziente che salta le visite, auto-riduce i farmaci o le dose, addiziona o toglie prodotti alle cure prescritte. E, su tutto, c’è lo sconforto umano del paziente che sa di non potersi permettere tutte le cure adeguate, o necessarie.
Che fare? Empatia e comprensione umana, e pensiero sistemico per poter aiutare il paziente cliente a non crearsi danni.
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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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