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Come cambia il lavoro del medico: la medicina difensiva

Come cambia il lavoro del medico e come la comunicazione può aiutare: la medicina difensiva

Si definisce medicina difensiva la scelta del medico di prescrivere esami e accertamenti eccessivi e talvolta inappropriati in relazione alla sintomatologia del paziente al solo scopo di mettersi al riparo da eventuali cause per sospetta negligenza.

Si parla sempre più frequentemente di medicina difensiva.
  • È un problema per la società: i costi del sistema sanitario nazionale aumentano senza però aumentare il benessere del cittadino.
  • È un problema per il paziente. C’è una dispersione di tempo, e spesso di denaro, senza avere un servizio migliore.
  • È un problema per il medico, tant’è vero che i primi ad occuparsi di medicina difensiva sono proprio le società scientifiche.
Ma è un grosso problema anche per il medico come individuo: forzare la propria coscienza a fare cose che, in base alle proprie competenze professionali, sono inutili, genera uno squilibrio psicologico.
Lavorare in compagnia della paura, fare scelte basate sulla paura, genera le migliori condizioni per malessere, insoddisfazione e insonnia.
La consapevolezza di fare scelte professionali motivate dalla paura, anziché dalla competenza, crea poco a poco una sfiducia nella propria professionalità.

In pratica, dalla medicina difensiva vengono danneggiati tutti. E se il maggior danno per la collettività (e il paziente) è in termini economici, è il medico stesso quello che paga il prezzo più alto come individuo e professionista, ed è colui che ha più da perdere in termini di serenità e benessere personale.

Lo studio della comunicazione, in particolare degli strumenti e tecniche per ottimizzare la relazione medico – paziente, è un ottimo antidoto alla medicina difensiva, e un valido strumento per recuperare serenità e fiducia in se stessi.

Comprendere il paziente, entrare in sintonia, creare empatia, sono strumenti che offrono un doppio beneficio:
  • ottimizzando la relazione medico – paziente creano maggiore compliance, ma contemporaneamente permettono al medico di capire quali pazienti potrebbero essere più inclini al ricorso alle vie legali.
Inoltre è dimostrato che utilizzando gli strumenti e le tecniche di comunicazione il medico è più convincente e comprensibile, riducendo così gli errori dovuti ad equivoci.
Infine, ma importante, il paziente che si è sentito accolto e che percepisce di aver instaurato una buona relazione con il medico è decisamente meno incline ad attribuirgli colpe che non siano più che evidenti e ben documentate.

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