Buon Natale 2013

I miei auguri per il Natale 2013

Siamo quasi arrivati a Natale anche per il 2013, e mi sembra giusto unirmi al coro di auguri, aggiungendo qualche considerazione.
E le prime riflessioni sono dedicate alla situazione in cui viviamo. Sono davvero pochi coloro che, negli ultimi 18 mesi, non hanno avuto problemi. Molti hanno perso il lavoro, molti hanno dovuto attingere ai risparmi per sopravvivere, molti hanno avuto problemi di salute in prima persona, o vissuto gravi problemi di salute per persone a cui vogliono bene.
Il primo augurio, quindi, va coloro che hanno lavoro pagato e salute: vi auguro di saper essere consapevoli e grati. È molto più triste avere motivi di gioia e non saperli godere che avere motivi di sofferenza a cui si cerca di far fronte.
Sembra paradossale, lo so. Ma sento costantemente persone che, nonostante la grave crisi economica, proseguono la loro vita (e le loro lamentazioni), senza rendersi conto della fortuna che hanno.

E poi, ovviamente, il pensiero va a chi ha perso il lavoro, a chi ha grosse difficoltà economiche, a chi è emigrato, magari a 50 anni, per trovare lavoro. Visto che “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” è facile capire che abbiamo davvero minato le fondamenta del nostro Paese.
Auguro quindi a tutti di trovare lavoro, con uno stipendio dignitoso. E auguro a tutti di saper uscire da visioni rigide: è necessario creare posti di lavoro, non mantenere in vita fabbriche improduttive con la cassa integrazione.

Auguro a tutti la salute. Ma ancor più auguro di saper superare la malattia.

Indipendentemente dalla religione, Natale è un periodo magico: corrisponde al superamento dell’inverno, le giornate iniziano impercettibilmente ad allungarsi. È il trionfo della Luce sul buio.

L’augurio è quindi quello di saper vedere un barlume di luce in ogni buio, di saper accendere il proprio lume, per piccolo che sia, perché se li uniamo possiamo creare una luce fortissima.

L’augurio è di saper scegliere come guida sogni e desideri, non ansie e paure: si può fare!

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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