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Avreste incoraggiato Jovanotti?

Può piacere o no, (a me piace) ma non si può contestare il fatto che Jovanotti sia un cantante di successo.

Quando si parla di coaching, counselling, o semplicemente di benessere, di amicizia, si ripete spesso di non giudicare, rispettare i sogni altrui, essere sempre pronti ad incoraggiare.
Ciò vale in primo luogo nelle relazioni di aiuto (coaching e counselling, appunto) e nelle relazioni educative, come quelle tra genitori e figli o insegnanti e studenti.

Credo che non giudicare e incoraggiare siano fondamentali, ma … passiamo ai fatti.

Ed ecco la domanda: avreste incoraggiato Jovanotti?

Ha alcuni difetti di pronuncia, quando ha iniziato non era propriamente intonato, ha ben poche delle caratteristiche che siamo abituati a considerare proprie del “cantante”.
Se foste stati i suoi insegnanti di musica, avreste incoraggiato Jovanotti?

O, più probabilmente, sarebbe stato uno di quelli a cui si suggeriva di “cantare muovendo solo la bocca”, senza emettere suoni, per non rovinare l’armonia del coro?
OK, forse incoraggiarlo è chiedere troppo.

Ma sareste stati almeno in grado di non demolire il suo sogno?

L’aneddotica è piena di racconti di personaggi geniali che, in quella specifica materia, hanno avuto difficoltà scolastiche: Einstein non era particolarmente bravo in matematica.
Qualcuno è riuscito a sovvertire i risultati scolastici, ma quanti si sono fatti condizionare e hanno rinunciato?

E quanti hanno rinunciato per affermazioni dei genitori o perché presi in giro dagli amici?

Quante volte ci lasciamo condizionare da abitudini consolidate di pensiero (convinzioni limitanti secondo la PNL, modelli mentali secondo le teorie di management di Peter Senge) e condizioniamo noi stessi o gli altri?
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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