Avreste incoraggiato Jovanotti?
Può piacere o no, (a me piace) ma non si può contestare il fatto che Jovanotti sia un cantante di successo.

Quando si parla di coaching, counselling, o semplicemente di benessere, di amicizia, si ripete spesso di non giudicare, rispettare i sogni altrui,
essere sempre pronti ad incoraggiare.
Ciò vale in primo luogo nelle relazioni di aiuto (coaching e counselling, appunto) e nelle relazioni educative, come quelle tra genitori e figli o insegnanti e studenti.
Credo che non giudicare e incoraggiare siano fondamentali, ma … passiamo ai fatti.
Ed ecco la domanda: avreste incoraggiato Jovanotti?
Ha alcuni difetti di pronuncia, quando ha iniziato non era propriamente intonato, ha ben poche delle caratteristiche che siamo abituati a considerare proprie del “cantante”.
Se foste stati i suoi insegnanti di musica, avreste incoraggiato Jovanotti?
O, più probabilmente, sarebbe stato uno di quelli a cui si suggeriva di “cantare muovendo solo la bocca”, senza emettere suoni, per non rovinare l’armonia del coro?
OK, forse incoraggiarlo è chiedere troppo.
Ma sareste stati almeno in grado di non demolire il suo sogno?
L’aneddotica è piena di racconti di personaggi geniali che, in quella specifica materia, hanno avuto difficoltà scolastiche: Einstein non era particolarmente bravo in matematica.
Qualcuno è riuscito a sovvertire i risultati scolastici, ma quanti si sono fatti condizionare e hanno rinunciato?
E quanti hanno rinunciato per affermazioni dei genitori o perché presi in giro dagli amici?
Quante volte ci lasciamo condizionare da abitudini consolidate di pensiero (convinzioni limitanti secondo la PNL, modelli mentali secondo le teorie di management di Peter Senge) e condizioniamo noi stessi o gli altri?

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …







