Costruire torri o cattedrali?
Ciascuno, nella vita, costruisce. Tu cosa scegli: torri o cattedrali?

Siamo tutti costruttori, e passiamo la vita a costruire.
Possiamo costruire guardando l’orizzonte, e realizzare ponti o muri, ma di questo parleremo in seguito.
Possiamo costruire guardando il cielo ed edificare torri
o cattedrali.
C’è una profonda differenza tra una torre e una cattedrale, anche se entrambe svettano verso il cielo.
Una torre è un inno a se stessi,
al punto che, al giorno d’oggi, ci sono torri che portano il nome del loro costruttore, anche se è colui che ha pagato in denaro e dimenticano o sacrificano chi, invece, ha usato il sudore e la fatica. Una torre è in gara con il cielo o, come la Torre di Babele, è una sfida a Dio, un inno all’ego. Coloro che costruiscono materialmente torri sono automi, coloro che commissionano torri sono egocentrici sfruttatori.
Non c’è creatività nel costruire materialmente una torre: il lavoro è uguale e ripetitivo. Non c’è passione nell’edificare una torre, se non per se stessi.
Chi desidera edificare torri mira alla vetta e dimentica che può raggiungerla solo col solido sostegno di chi sta sotto.
Qualcuno costruisce cattedrali.
Una cattedrale si crea solo lavorando tutti insieme, non si commissiona.
Non si costruiscono cattedrali senza partecipare, senza sporcarsi le mani col lavoro. La cattedrale è il trionfo dell’artigiano, che partecipa dando il massimo anche quando la sua responsabilità è quella di creare il fregio troppo in alto per essere visto: lui sa che c’è, sa di averlo fatto, e sa che senza il suo lavoro l’insieme della cattedrale non sarebbe completa, non sarebbe così bella.
Chi costruisce cattedrali prende parte, in piena libertà, al lavoro comune e alla creazione divina.
Nel fabbricare torri si è felici del successo, nel costruire cattedrali si è felici del lavoro svolto.
Tu cosa scegli: torri o cattedrali?

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …







