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Sviluppare il sistema rappresentazionale uditivo

Suggerimenti ed esercizi per sviluppare il sistema rappresentazionale uditivo

Sviluppare il sistema rappresentazionale uditivo significa indubbiamente potenziare l’udito e l’ascolto, ma non solo questo. 

Diventare più uditivi vuol dire comprendere meglio coloro che usano l’udito come filtro sensoriale prevalente, e farsi comprendere meglio da loro.
Significa quindi anche potenziare alcuni meccanismi di pensiero o di comportamento o di comunicazione non verbale strettamente correlati al filtro uditivo.

Per diventare più uditivi bisogna ascoltare.
Ben venga quindi ascoltare la radio, ma scegliendo un programma interessante. Spesso la radio accesa diventa solo un piacevole rumore di sottofondo, e ciò non sviluppa l’udito.
Anche un audiolibro può essere un esercizio utile, oltre che gradevole.
Oppure scegliere un film già noto, e magari particolarmente amato, a cui togliere le immagini.

Ma ricordate che questi sono solo i primi passi: infatti in queste forme di ascolto l’attenzione al contenuto potrebbe distogliervi dall’ascolto più profondo.
Il secondo passo è quello dell’ascolto dei rumori del nostro ambiente, o (meglio ancora) della natura: quei piccoli rumori di sottofondo che troppo spesso tendiamo ad accettare come un fatto comune ed inevitabile, e quindi a non ascoltarli.
Persino la città è piena di rumori della natura, e ne è testimonianza l’istante di assoluto silenzio che precede l’alba. Sintonizzarsi pienamente con i suoni della natura, soprattutto se dovete alzarvi presto, è un modo per percepire l’armonia di ciò che abbiamo intorno. Presto, con un po’ di esercizio, porterete in primo piano gli uccelli che cantano, mandando in secondo (o terzo, o quarto) piano le moto e le macchine, e vi accorgerete che questo è un buon modo per cominciare una giornata.

Ed eccoci al terzo livello uditivo: la percezione dell’armonia e delle disarmonie.
È abbastanza ovvio che l’armonia possa essere percepita nella musica. Ma un uditivo sente l’armonia anche di una frase, di un intero discorso, di una ricetta di cucina, e persino di una formula matematica.

Ed è in questa armonia, o nella sua mancanza, che l’uditivo riesce a sviluppare una particolare sequenza logica, che lo porta ad esempio a rispondere alle domande durante la stessa lezione, o che lo conduce ad improvvise intuizioni, perché seguendo un ragionamento esiste una sequenza armonica, e tante possibilità disarmoniche.
Buon divertimento!
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
A quasi tutti è capitato di dirlo o di sentirselo dire: facciamo qualche riflessione in merito.
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