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Se l'anatroccolo non è più brutto

L’eccesso di linguaggio politically correct.

Quando il politicamente corretto prende il sopravvento sul sano buon senso diventa ridicolo, e ne abbiamo avuti parecchi esempi negli ultimi mesi.

Ciò di cui, secondo me, pochi si sono resi conto è quanto il linguaggio forzatamente politically correct può far danni.

Mi viene in mente una frase di Gilbert Keith Chesterton:

Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.

Ed è proprio esagerando con il politicamente corretto nelle fiabe che si possono fare i danni peggiori.

Se l’anatroccolo non è più brutto non ha più ragione di soffrire, o risulta, se soffre, un po’ piagnucolone e anche antipatico.

Se la strega malvagia di Biancaneve non è più un strega e non è più malvagia, ma solo un po’ birichina, Biancaneve non è costretta a fuggire per salvarsi la vita, e la mela può provocarle, al massimo, un po’ di dissenteria.

Se il drago non è più un drago all’inizio della favola si genera un pesante scollamento con la realtà, perché i bambini sanno che i draghi esistono, ma quella favola non potrà più raccontare che i draghi possono essere uccisi perché nella favola non meriteranno più di essere uccisi.


Le favole ci hanno insegnato, per secoli, che i draghi possono essere combattuti e uccisi e che la sofferenza che ci provoca il drago all’inizio della storia non è priva di senso, ma una preparazione alla riscossa e alla vittoria.

Nel viaggio dell’eroe l’archetipo dell’orfano, un passaggio necessario, è rappresenta quella sofferenza che ci porta a varcare la soglia e iniziare quel viaggio di crescita e trasformazione che porta alla luce la parte migliore di noi.

Molte tecniche di crescita personale ci aiutano a capire che la nostra sofferenza non è priva di senso, ma una tappa per il cambiamento desiderato.

Se l’anatroccolo non è più brutto, se il drago non merita più di essere combattuto perché non è più cattivo, viene a mancare l’immaginifico e le metafore che insegnano ai bambini che si può superare la sofferenza, si può vincere, si può rendere il mondo un posto migliore.

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