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Se l'anatroccolo non è più brutto

L’eccesso di linguaggio politically correct.

Quando il politicamente corretto prende il sopravvento sul sano buon senso diventa ridicolo, e ne abbiamo avuti parecchi esempi negli ultimi mesi.

Ciò di cui, secondo me, pochi si sono resi conto è quanto il linguaggio forzatamente politically correct può far danni.

Mi viene in mente una frase di Gilbert Keith Chesterton:

Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.

Ed è proprio esagerando con il politicamente corretto nelle fiabe che si possono fare i danni peggiori.

Se l’anatroccolo non è più brutto non ha più ragione di soffrire, o risulta, se soffre, un po’ piagnucolone e anche antipatico.

Se la strega malvagia di Biancaneve non è più un strega e non è più malvagia, ma solo un po’ birichina, Biancaneve non è costretta a fuggire per salvarsi la vita, e la mela può provocarle, al massimo, un po’ di dissenteria.

Se il drago non è più un drago all’inizio della favola si genera un pesante scollamento con la realtà, perché i bambini sanno che i draghi esistono, ma quella favola non potrà più raccontare che i draghi possono essere uccisi perché nella favola non meriteranno più di essere uccisi.


Le favole ci hanno insegnato, per secoli, che i draghi possono essere combattuti e uccisi e che la sofferenza che ci provoca il drago all’inizio della storia non è priva di senso, ma una preparazione alla riscossa e alla vittoria.

Nel viaggio dell’eroe l’archetipo dell’orfano, un passaggio necessario, è rappresenta quella sofferenza che ci porta a varcare la soglia e iniziare quel viaggio di crescita e trasformazione che porta alla luce la parte migliore di noi.

Molte tecniche di crescita personale ci aiutano a capire che la nostra sofferenza non è priva di senso, ma una tappa per il cambiamento desiderato.

Se l’anatroccolo non è più brutto, se il drago non merita più di essere combattuto perché non è più cattivo, viene a mancare l’immaginifico e le metafore che insegnano ai bambini che si può superare la sofferenza, si può vincere, si può rendere il mondo un posto migliore.

Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
A quasi tutti è capitato di dirlo o di sentirselo dire: facciamo qualche riflessione in merito.
Autore: Carla Fiorentini 29 dicembre 2024
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Ho alcune tradizioni: ogni anno, all’arrivo del mio compleanno, mi metto a riflettere… e scrivo.
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