Oracoli e sorprese

Uomo, conosci te stesso

Partiamo dal presupposto di interrogare l’oracolo come facevano gli antichi: non per sapere cosa sarà in maniera ineluttabile, ma per conoscere se stessi, il volere del Dio, il mondo intorno a noi…

Io studio, e interrogo, l’I Ching da moltissimi anni, ma i concetti che espongo sono validi per ogni oracolo, e persino per l’oroscopo.

Capita spesso che l’oracolo venga consultato solo nei momenti di crisi, di massima confusione.

Non è la soluzione ideale: l’oracolo non è una magica bacchetta che risolve problemi, ma uno strumento di crescita, ma questa è la realtà più frequente.

E, talvolta, l’oracolo sembra aumentare la confusione.

  • Sono in crisi sentimentale, e mi viene detto di ottimizzare la professionalità.
  • Voglio cambiare lavoro e mi si racconta di risolvere vecchi conflitti interiori.
  • Sembra quasi che l’oracolo mi prenda in giro, sia ubriaco.

Non è così.

È rarissimo che, quando siamo in crisi, sia coinvolto solo un elemento della nostra vita: non siamo navi a compartimenti stagni.

Di volta in volta, l’oracolo evidenzia le priorità, i principali nodi da sciogliere, ciò che può effettivamente cambiare lo stato d’animo o la situazione, e non è necessariamente ciò che abbiamo individuato noi.

E poi, anche se a molti può sembrare da fuori di testa, l’oracolo dà voce alle intenzioni, alle domande profonde, persino a quelle che non abbiamo il coraggio di individuare o di verbalizzare.

Per lungo tempo, anche cambiando domanda e persino cambiando oracolo, mi è stato segnalato, magari come corollario ad altre risposte o strumento per risolvere vari problemi, di imparare a distinguere tra generosità e stupidità, tra donare e lasciarmi defraudare.

Ci ho messo anni per accettare che questo, per me, è davvero un problema di fondo che sta alla base di tante e svariate situazioni di malessere.

L’ultimo elemento che desidero segnalare è il meccanismo del cambiamento.

Ci sono cambiamenti fisiologici, desiderati, necessari…

Il cambiamento genera confusione e la confusione genera cambiamento.

È difficile accettare che alcuni cambiamenti, pur desiderati, non siano sufficienti. Hai presente quando si cambia azienda sperando in una positiva rivoluzione della vita e, dopo pochi mesi, si è nello stato d’animo precedente?

Conosci qualcuno che, pur cambiando partner, non migliora la vita sentimentale?

Ecco: quelle che sembrano risposte confuse o incongruenti dell’oracolo servono proprio ad evitare questo.

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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