Caro 2020,
ora che sei praticamente finito voglio dirti un paio di cose, anche per poter iniziare il 2021 con lo spirito giusto.
Sei stato un anno tosto, duro, difficile, ma non voglio lamentarmi o recriminare:
ho avuto altri anni forse più difficili a livello personale, quindi o mi sono abituata o (e spero che sia davvero così) ho imparato ad utilizzare pienamente anche i momenti difficili.
Mi hai insegnato tanto, ma non montarti la testa e non raccontare agli anni che verranno che, in fondo, ti ringrazio: non vorrei che gli anni futuri prendessero esempio da te!
Perché sì, mi hai davvero insegnato molto, ma solo alcune cose ti appartengono interamente, mentre altre sono imputabili ad un processo di apprendimento iniziato ben prima che arrivassi tu. Lo sappiamo entrambe: sono un po’ lenta ad imparare.
Non farti bello della mia capacità di resilienza: il 1988 e il biennio 2014-2015 sono stati banchi di prova ben più formativi da questo punto di vista, per non parlare del 1960-1961, del 1977, del 2000… Anzi, ad essere del tutto sincera, non sarei riuscita ad affrontarti se ormai non fossi pienamente consapevole e fiduciosa di poter reggere molte cose non proprio semplicissime.
Però mi hai insegnato molto di nuovo per il mio lavoro: senza di te non conoscerei tanti strumenti tecnologici e anche se, in fondo, penso che vivrei bene lo stesso, è abbastanza gratificante a 62 anni sentirmi abbastanza giovane da continuare ad imparare.
E poi mi hai permesso di chiudere un ciclo.
Gli anni che ti hanno preceduto mi hanno insegnato ad essere un po’ più protettiva verso me stessa e a non aspettarmi sempre che gli altri siano onesti e sinceri. Tu mi hai permesso di andare oltre. Un tempo credevo che ci fosse (più o meno) uniformità tra pensare, dire, essere e fare. Poi ho capito che non è così e che talvolta bellissime parole o intenzioni possono comunque corrispondere a ego grandi come pianeti o ad egoismi deflagranti. Ben pochi se ne rendono conto: sono sinceri quando parlano e quando agiscono, solo che parole e azioni sono in contraddizione.
Ho tentato di difendermi, ma vivere sulla difensiva non fa parte di me, quindi ho trovato altre soluzioni.
Ora, e di questo ringrazio proprio te, 2020, ho smesso di recriminare o illudermi. Molto più semplicemente ringrazio l’universo intero quando trovo qualcuno pienamente coerente e sinergico tra ciò che pensa, dice, è e fa. Sono persone meravigliose e sono assolutamente GRATA di incontrarle. Mi impegno molto per essere così anch’io, ma non so valutare quanto ci riesco.
Ripeto: sei stato un anno difficile, ma forse è stato complesso anche per te dover cercare di spiegare a quasi 8 miliardi di persone che sta finendo un ciclo iniziato con la rivoluzione industriale e che bisogna cercare nuovi modi di vivere, che costruire muri non serve, che non possiamo consumare le risorse del pianeta con questo ritmo, perché ne abbiamo uno solo, e che è opportuno essere più umani…
Abbiamo imparato? Non tanto, però molti stanno riflettendo di più, e già questo è un successo.
Certo che ne hai fatto di casino! E così ti sei reso indimenticabile.
E ora… addio 2020!