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Mettersi in discussione

Studiare Comunicazione significa anche rivedere il significato di frasi apparentemente ovvie come Mettersi in discussione

In genere, tutti pensano che mettersi ogni tanto in discussione sia cosa buona e necessaria.
Io sono una di quelli che lo pensano.
Un luogo comune sul “mettersi in discussione” è che equivalga a dire dove abbiamo sbagliato, in cosa siamo fatti male, e così via. In pratica, abitualmente si ritiene che mettersi in discussione voglia dire, più o meno, fare l’elenco dei peccati da confessare. O, per dirlo in modo meno signorile, ma più significativo, pestarsi con un martello sui calli, possibilmente forte e dove fa più male.
E qui non sono più d’accordo!
Credo che il divario tra il significato della frase “mettersi in discussione” e il senso che dà alla frase la maggior parte delle persone venga dalla devianza dell’educazione cattolica che abbiamo ricevuto.
Mettersi in discussione significa avere un dibattito sulle proprie caratteristiche o sui propri comportamenti. Ma perché mai ciò dovrebbe avvenire solo in negativo?
  • Chi vieta di mettersi in discussione facendo una lista dei propri punti di forza, oltre che dei propri difetti? O di esaminare ciò che abbiamo fatto particolarmente bene oltre che ciò che abbiamo sbagliato?
Cosa potrebbe avvenire se ogni tanto ci mettessimo in discussione nel senso che intendo io, cercando anche il positivo?
Proviamo a prendere tre diverse situazioni, abbastanza frequenti.
  1.  Una coppia mette in discussione la propria convivenza. Normalmente questo avviene nel corso di un litigio, quando ci si scaglia contro una serie più o meno fantasiosa di rivendicazioni.
    Ma potrebbe anche, in una tranquilla serata in cui non c’è nulla alla TV, mettersi in discussione facendo un piacevole elenco dei motivi per cui stanno bene insieme, dei momenti felici, dei progetti condivisi.
    Certo, si rischia di rinsaldare il legame. Sarebbe così grave?
  2. Prima di affrontare un nuovo progetto, un nuovo lavoro, una nuova scuola, un nuovo anno, si potrebbe trascorrere una piacevole ora mettendosi in discussione e riepilogando ciò che si sa fare bene, i successi ottenuti, i propri punti di forza professionali.
  3. In un momento di crisi, di difficoltà, di sfiducia in se stessi, ci si può mettere in discussione facendo l’elenco delle cose positive che già abbiamo o che possiamo raggiungere.
In pratica, mettersi in discussione in negativo ci porta inevitabilmente ad aumentare la paura del futuro, a lanciare accuse, e vedere tutto nero.
Certo, a volte serve, ma solo se sappiamo renderlo uno sprone per migliorare.
Mettersi in discussione in positivo è invece uno strumento di costruzione del futuro. Vale la pena provarci!

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Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
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