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Lezione di marketing

Sul marketing ho sentito dire di tutto, ma la migliore lezione di marketing me l’ha data un ragazzino di 12 anni.

Esistono infiniti libri sul marketing, molti dei quali illeggibili, ed esistono infiniti corsi di marketing.
Ho sentito moltissime definizioni sul marketing, e ringrazio tutti quelli che mi pagano per avere consulenze di marketing.
Però, la migliore lezione di marketing e fidelizzazione del cliente l’ho avuta da un ragazzino di 12 anni.
Alcuni anni fa arrivammo sulla spiaggia di Pemba, nel nord del Mozambico: una spiaggia fantastica sull’oceano Indiano.
Un posto da favola, raggiungibile in aereo, o dopo un’infinità di ore di macchina su una strada disastrata.
I turisti non sono moltissimi, ma il posto è talmente bello che c’è sempre qualcuno disposto ad arrivarci. 
E, una volta arrivati, si trova un fantastico ristorante italiano sulla spiaggia, e tanti ragazzini che offrono souvenir.
Quindi, non si riesce neanche a mettere le valigie nel bungalow e infilarsi il costume per godersi il mare e la spiaggia: si viene letteralmente abbordati da frotte di ragazzini.
Ciascuno ha la propria tecnica: chi urla, chi insiste, chi spinge, chi conosce qualche parola in tutte le lingue del mondo.
Per quanto si possa desiderare acquistare qualcosa, la situazione è piuttosto fastidiosa.
Ed ecco che, un po’ in disparte, si intravvede un ragazzino che, invece che avvicinarsi e spintonare, cerca il contatto visivo.
È calmo, paziente, ma appena lo guardiamo si fa largo e allontana leggermente gli altri.
Non è più grande degli altri, ma evidentemente gode di una certa autorità perché gli altri gli fanno spazio.
E, tra italiano e inglese, ci dice “mi chiamo Paolo. Vendo le stesse cose che vendono gli altri: tutti vendiamo le stesse cose. Ma se volete, io vengo oggi o domani da voi, al bungalow, all’ora che volete. Se avete già visto qualcosa che vi interessa, ditemelo, che ve lo porto. Intanto vi regalo questa conchiglia. È un regalo, anche se non comprate niente. Però è anche un pegno: comprate da me e non dagli altri.
Splendido! Da manuale di marketing.
C’è tutto: il richiamo, il servizio, la differenziazione dai concorrenti, la scelta dell’USP e l’omaggio di fidelizzazione. 
E la riprova delle mie convinzioni: il marketing è prima di tutto attenzione alle persone e buon senso.
Perché il giorno dopo, quando naturalmente abbiamo comprato i regali per gli amici da lui, Paolo mi racconta che nessuno gli aveva insegnato come fare, ma aveva cercato una soluzione perché era più piccolo degli altri, quindi non riusciva a farsi strada nel mucchio per raggiungere il turista, e così, provando e riprovando, aveva messo a punto un metodo che funzionava.
Naturalmente non ho più saputo niente di lui, ma sono sicura che ha fatto strada!

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Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
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