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L’albero

Un esercizio, un gioco, ma talvolta con risultati sorprendenti.

Io non sono uno psicologo! Quindi questo non è un test, ma solo un gioco e uno strumento di aiuto alla riflessione. Conosco un po’ di mitologia, e tempo fa ho letto un libro sugli alberi nella cosmogonia. Poi c’è la mia amica Maie che abbraccia gli alberi al parco.

E allora ho pensato che gli alberi possono aiutarci anche a capire meglio noi stessi.
Prendete questo sistema come un gioco, e procedete.

Pensate a voi stessi come ad un albero
Scegliete un albero, o disegnatene uno che vi rappresenti. Ricordatevi che un albero è composto da radici, tronco e rami!
Adesso guardate il vostro albero dividendolo, mentalmente, in 3 parti: le radici, il tronco e la chioma, e cominciate ad esaminarlo.

Le radici sono ciò che vi ha portato ad essere, ciò di cui voi rappresentate la continuità.
Provate a dare un nome ad ogni radice: la famiglia materna, quella paterna, la religione, la vostra cultura, la storia della vostra città. Un po’ di tutto, insomma.
Se, ad esempio, avete forti legami con la famiglia di vostra madre, se conoscete la storia dei vostri nonni e bisnonni materni, la radice che li rappresenta sarà lunga e forte, affonderà solidamente nel terreno, e sarà capace di raccogliere acqua e sali minerali anche in periodi di siccità.
Provate ad interrogarvi con attenzione: le radici sono importanti e vanno identificate

Il tronco, ovviamente, siete voi.
Se siete abituati a contare su voi stessi il tronco sarà grande e solido. Se, invece, siete abituati ad appoggiarvi agli altri avrete un tronco esile, ma attenti a non diventare un fico strangolatore. Potreste avere il tronco del salice, che si piega ma non si spezza, o quello dell’albero della gomma, pieno di incisioni e ferite procurate da altri per togliervi qualcosa. 

La chioma rappresenta la vostra vita e le vostre scelte.
Potreste essere in ippocastano, con tante foglie che coprono e nascondo i rami, ed esservi affidati all’apparenza dimenticando il percorso fatto. Potreste essere un pino silvestre, con un solo ramo principale o un baobab con una miriade di rami e rametti.
Ci sarà un ramo amici, hobby, lavoro, famiglia, figli, gatti, viaggi, lettura, … insomma: tanti quanti vi rappresentano. Ci saranno rami secchi di interessi abbandonati, e rami troncati di storie sentimentali finite.
Segnate sul vostro albero i nomi delle varie esperienze, delle scelte, degli amici.

E dopo aver dato un nome ad ogni radice, aver identificato bene il tronco, aver tracciato ogni ramo e aver abbinato un interesse a ciascuno di essi, provare ad identificare nelle ramificazioni le scelte fatte, volutamente e scientemente o in maniera casuale non importa.

E adesso?
Ora che l’istintiva identificazione di voi stessi con un albero è stata razionalizzata, provate a guardarvi.
Vi riconoscete? Vi piacete?
Vorreste cambiare qualcosa?

Vi sembra di avere le radici troppo fragili?
Chiedete alla vostra zia preferita di raccontarvi aneddoti della sua famiglia, storie di quando vostro padre era giovane.
Avviate una ricerca sulla piazza che amate di più della vostra città.
Studiate religione comparata, o antropologia, o qualunque cosa vi aiuti a rinforzare le radici.
Eventualmente la partecipazione ad un corso sulle costellazioni familiari può darvi un valido supporto.

Avete un tronco troppo segnato da cicatrici?
Una bella spalmata di mastice o una palizzata di protezione può aiutare.
Chiedete, seriamente, ad un amico quali sono i vostri pregi, a vostro marito perché vi ha sposato,
Partecipate ad un corso di psicodinamica o di programmazione neurolinguistica.

La chioma è misera?
Avete difficoltà a seguire il percorso delle vostre scelte? Trovate qualcuno bravo e fatevi fare l’oroscopo personalizzato.
Non riuscite a proiettarvi nel futuro identificando le possibilità che sono davanti a voi? Tarocchi o l’I’Ching, se ben fatti, possono essere un valido supporto.

Ovviamente ho indicato come suggerimenti solo le cose che conosco bene e che io stessa ho sperimentato.

Se avete idee, suggerimenti, conoscete qualche strada efficace, ditelo anche a noi!!
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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