Ho preso l’abilitazione alla professione di farmacista molti, davvero molti, anni fa, dopo la laurea in CFT, il tirocinio in farmacia e anche il tirocinio in farmacia ospedaliera.
Il ruolo del farmacista era, già allora, sfaccettato: qualche preparazione (sempre meno), tanta distribuzione dei farmaci e molti consigli.
La prima apertura ad un cambiamento avvenne con l’espansione della dermocosmesi,
settore che in molte farmacie si è sviluppato solo come business complementare, gestito da appositi addetti.
Da allora si è generata una vera e propria valanga di cambiamenti. Certo, la capacità di ascolto, di empatia, di consiglio, è ancora, e sarà sempre, parte fondamentale del ruolo del farmacista, ma si è diversificata nelle molteplici funzioni che il farmacista ha nell’ambito della salute pubblica.
Al cambiamento sociale si sono poi sovrapposte variazioni legislative e innumerevoli progetti regionali che, spesso, portano diversità di ruolo, professione, funzioni e compiti tra una regione e l’altra.
Sono cambiate le leggi, è cambiata la società e sì, sono cambiate anche le patologie.
- È possibile che un singolo farmacista sia tanto sfaccettato da coprire al meglio tutti i possibili ruoli che la società odierna gli richiede, o gli rende accessibili?
Difficile rispondere a questa domanda.
Io credo che molti cambiamenti abbiano ulteriormente accentuato le differenze tra le farmacie “di passaggio” nei grandi centri urbani e le farmacie profondamente radicate nel territorio, come quelle di quartiere o dei piccoli paesi.
Credo anche che, nel bene e nel male, oggi più che mai sia necessaria e possibile la scelta strategica del farmacista: chi voglio essere, come voglio svolgere la mia professione, quale voglio che sia il ruolo della mia farmacia nella società e nel benessere dei miei clienti, …
Un bella sfida, appassionante!