Il metaprogramma Referente interno o esterno - La teoria
Dalla PNL: prosegue la descrizione dei metaprogrammi. Oggi parliamo di Referente interno o esterno.

Si tratta di un metaprogramma che ha un forte impatto sulla gestione del paziente, degli studenti, e persino dei figli, ma di questo parleremo in seguito. Oggi parliamo della definizione di questo metaprogramma, e ci divertiamo a mischiare un po’ le carte. Seguitemi!
Il metaprogramma referente interno o esterno esprime la modalità con cui si prendono decisioni: vale quello che penso io (interno) o mi serve il parere di qualcuno (esterno).
Ovviamente ciascuno di noi ha diversi schemi mentali, e può usare sia il referente interno che esterno a seconda delle situazioni. Si può essere, ad esempio, referente interno sul lavoro ed esterno in famiglia.
Si può comprendere quale delle due opzioni è in azione in base ad alcuni comportamenti, o risposte a specifiche domande, o utilizzo di alcune espressioni. Mi spiego meglio.
- Chi usa il referente esterno beve i complimenti, ne ha bisogno. Non è vanità: è semplicemente che il complimento gli indica se il mondo, o una specifica persona che in quel momento è il suo indice referenziale, approva la sua scelta o la sua azione.
- Chi, invece, usa il referente interno può accettare o meno i complimenti, ma è il solo valutatore delle sue scelte e delle sue decisioni.
Come sai di aver fatto un buon lavoro?
- Lo so, e basta (Referente interno)
- Lo valuto in base alle conseguenze (Referente interno)
- Se il capo approva, è OK (Referente esterno)
- Vedo come reagiscono il capo, i colleghi, i miei subalterni (Referente esterno)
E ora giochiamo un po’.
La neurofisiologia ci dice che c’è un elemento determinante per valutare una buona scelta o una buona decisione: la scarica di dopamina che si produce nel nostro cervello.
Quindi, in pratica, chi usa il referente interno produce dopamina “in piena autonomia” mentre chi usa il referente esterno ha bisogno di una sorta di induzione esterna per scatenare la produzione di dopamina. E così il meccanismo, sia interno che esterno, si rinforza ad ogni occasione.

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.