Un metodo di pianificazione valido deve consentire di ideare un piano totalmente realizzabile.
Già, perché uno dei rischi di un piano è che sia davvero irrealizzabile, ma il problema è nel piano in sé, non nel pianificare.
Alcuni fanno un piano partendo dall’inizio, dal primo giorno, e cercando di collocare tutti gli impegni in ordine progressivo. Cercano, quindi, di fare le cose il prima possibile.
Altri fanno esattamente il contrario: fanno il piano partendo dalla fine, e risalgono man mano il tempo, fino al primo giorno. Fanno quindi le cose il più tardi possibile.
Entrambe i metodi hanno vantaggi e svantaggi, ed è per questo che, unendoli, si riducono i rischi e i difetti.
Alcuni tendono a sovrastimare i tempi necessari, altri a sottostimarli.
Un buon modo, piuttosto efficace, per pianificare è quello di lavorare sulla time line. È un esercizio che può essere fatto sia mentalmente che fisicamente.
Si tratta di fissare un punto di partenza, ed un punto di arrivo.
La linea che unisce i due punti può anche essere segnalata sul pavimento, e rappresenta il tempo.
Partendo dall’inizio, vengono poi collocati, nel tempo, le diverse scadenze.
Arrivato al punto di arrivo, ci si pone mentalmente nella condizione del traguardo, e si percorre il procedimento all’indietro.
Collocando materialmente i diversi step diventa palese se siamo portati a sovrastimare o a sottostimare i tempi. E ripercorrendo il processo a ritroso, cambiando prospettiva, diventa chiaro se abbiamo saltato step necessari.
Ma l’esercizio ha anche un’altra funzione, oltre a quelle di aumentare l’accuratezza e offrire diverse prospettive.
Infatti, come possono dirvi gli sportivi di alto livello, visualizzando un traguardo raggiunto ci si mette nella condizione di superare i nostri limiti consueti, di superare noi stessi.
Ciò che abbiamo saputo vivere attraverso la visualizzazione si incide nel nostro subcosciente, e la prestazione diventa improvvisamente, come per magia, più facile, più completa.