Cercare ciò che manca, o riscoprire ciò che abbiamo?

Mi piace iniziare con questo post, di qualche mese fa, su un argomento importante

Quando si intraprende la strada del ben-essere e della crescita personale si comincia a leggere e frequentare corsi.

Io ho cominciato tanti anni fa, iniziando con la Psicodinamica in un, ormai lontano, 1989 – 1990. Poi sono arrivati la PNL, il coaching, e tanti altri esperimenti e percorsi personali.

Ora cerco di rendere fruibile a tutti ciò che ho imparato con siti web, articoli, corsi on line e corsi in aula.
E ogni volta che elaboro qualcosa mi chiedo se, davvero, sarà utile. Il dubbio vale soprattutto per i corsi in aula, dove il tempo è sempre tiranno, e la selezione degli argomenti e degli esercizi è rigorosa.

A volte c’è la voglia di strafare, di lanciare troppi messaggi in poco tempo.

A volte c’è il dubbio di aver detto troppo poco …

Per questo oggi sono felice: uno dei partecipanti all’ultimo corso in aula mi ha scritto.
Mi ha scritto per dirmi che, in poco più di due settimane, ha già ottenuto benefici e miglioramenti. Mi ha scritto per raccontarmi.

E mi sono accorta che il più grande beneficio l’ha ottenuto dal concetto più semplice: una piccola visualizzazione.

Perché è profondamente vero: i grandi esperimenti, gli esercizi complessi, le tecniche acquisite ai master, sono poca cosa rispetto alla rivoluzione ottenibile con i primi esperimenti, i concetti base, i primi esercizi di visualizzazione... La curiosità e l’amore per le novità sono utili, ma mai dimenticare ciò che abbiamo già.
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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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