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Butta il cuore oltre l’ostacolo!

Butta il cuore oltre l’ostacolo, ma se la pancia e la testa non ti seguono rischi di farti male

Butta il cuore oltre l’ostacolo è un modo di dire comune, una frase di incoraggiamento che possiamo rivolgere a molti, amici, familiari e persino pazienti. Oppure sono loro, coloro che desideriamo aiutare, che affermano di voler “buttare il cuore oltre l’ostacolo” per andare avanti, affrontare efficacemente un problema, o una malattia.
E sembrano convinti, quando lo affermano. Come ci sentiamo convinti quando lo diciamo a noi stessi come esortazione per raggiungere un traguardo.
E poi? Spesso … - poi – non accade nulla o, peggio, rimaniamo delusi e consci che in qualche modo ci siamo boicottati.
Da alcuni studi di neurofisiologia possiamo capire il perché. Sono ricerche in evoluzione, alcune recenti, altre decisamente datate, ma ciò che, secondo me, conta davvero sono i risultati complessivi, e tuttora work in progress.

Il fatto è che abbiamo tre diverse reti neurali complesse, perfettamente funzionanti: una è il cervello nella testa, l’unico a cui la scienza ha fatto riferimento fino a poco fa, una è il cervello dell’intestino, trascurato spesso dalle scienze ufficiali, ma ben noto alla saggezza popolare, e il terzo cervello nel cuore.

Le informazioni sono ben documentate, ne parleremo in seguito. La complessità del cervello della testa è tanta e tale che ci siamo impegnati molto per conoscerla, e ancora abbiamo molta strada da fare. Tuttavia non possiamo, almeno nel nostro quotidiano, non tener conto di pancia e cuore e dei loro cervelli o, se preferiti, delle loro reti neurali.

Già, perché il cuore, con il suo potente campo elettromagnetico, è connesso con il mondo esterno e sente (o definisce) i nostri desideri, poi si butta, oltre l’ostacolo.

Ma se l’obiettivo, o la modalità per raggiungerlo, non è condiviso a livello razionale, il cervello della testa lo boicotta. E se il desiderio, o la via, non sono ampiamente digeriti i dubbi e il boicottaggio arrivano dalla pancia. Gli inglesi usano l’espressione “gut feeling”, sensazione di pancia, ma anche in italiano ci sono tante espressioni che raccontano come, in fondo, anche se non sempre riconosciuta dalle scienza, la pancia dice la sua, e talvolta urla! Basta contare quante sono le pubblicità, nel paio d’ore in cui praticamente tutti guardiamo la TV ogni sera, che promuovono prodotti dedicati al nostro sistema gastroenterico, per comprendere come forse buona parte di ciò che chiamiamo stress nasce proprio dalla pancia.

Avremo ampie possibilità, prossimamente, per approfondire tutto ciò e per trovare il modo per mettere d’accordo testa, cuore e pancia.
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Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
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