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Business in farmacia - Identificare i key issue

Prosegue l’analisi degli elementi di marketing strategico utili a definire la strategia per una farmacia.

Nell’ultimo articolo della serie abbiamo parlato di scelta di opportunità di crescita da sfruttare. Se ricordate l’analisi SWOT, che rappresenta sempre il punto di inizio per una buona strategia, a fianco delle opportunità, cioè dei fattori che stimolano la crescita, ci sono i problemi: gli elementi che bloccano o riducono il business. È ora di vedere cosa farne!
Nella vostra analisi SWOT avevate identificato le opportunità e i problemi, cioè le minacce, e sicuramente ne avete un elenco. Provo a fare un’ipotesi.
Minacce identificate = problemi, barriere che limitano l’espansione o che fanno diminuire il mercato
  • Rottura di stock per numerosi prodotti / difficoltà di approvvigionamento
  • Crisi economica: minor costanza nelle terapie croniche
  • Crisi economica: la gente va meno dal medico
  • Crisi economica: tagli delle famiglie alle spese, anche dei farmaci
Come vedete, se la crisi economica generale è una minaccia potente, per lavorarci su bisogna andare un po’ più nel dettaglio ed identificare “in quale modo agisce il problema”.
Ora si tratta di vedere se possiamo far qualcosa per gestire i problemi, cosa possiamo fare e cercare di essere più bravi dei concorrenti nella gestione. I problemi che decidiamo di gestire vengono definiti key issue.
La prima domanda è impegnativa: possiamo far qualcosa? Apparentemente è facile sapere dove possiamo agire e dove no, ma in realtà noi siamo tutti e quasi sempre vincolati alle nostre abitudini, soprattutto alle abitudini come modo di pensare e di affrontare i problemi.

Ad esempio: i farmacisti sono stati, per molti anni, abilissimi nella organizzazione e gestione delle scorte e dei magazzini (parlo di organizzazione e gestione nel senso più ampio del termine). È quindi quasi inevitabile che considerino gestibile il primo problema identificato (rotture di stock …). Sappiate che, invece, non è né risolvibile né gestibile: si tratta di una difficoltà che ha la sua origine in un lontano passato, che è un problema sistemico, legato all’internazionalizzazione delle produzioni, al parallel export, alla globalizzazione, e a diversi altri fattori.
Stabilire, quindi, quali problemi gestire richiede una visione molto ampia, e una buona dose di fantasia.
Ad esempio tra i problemi identificati io mi metterei sicuramente a gestire la minor costanza nelle terapie croniche. Sono infatti convinta che un farmacista in grado di fidelizzare i clienti, dialogare con loro, fornire supporto e un po’ di coaching, possa indurre i suoi clienti ad essere più attenti al rispetto delle terapie nelle patologie croniche. E questo aumenta il giro di affari. Ma qui entriamo già nell’ambito della strategia!
Ricordate, quindi: esaminate attentamente e con creatività e i problemi identificati e scegliete quelli che volete o dovete assolutamente gestire.
Ricordate anche che ad ogni passaggio è buona norma “tenere gli occhi aperti”. Capita spesso, infatti, che identificando i key issue (minacce da gestire) ci si accorga che un problema è stato sottovalutato o sopravvalutato, o addirittura che non è un vero problema. E talvolta rivedendo problemi e opportunità per selezionare quelli da scegliere di gestire si identificano nuovi punti di forza o di debolezza: niente è immutabile.

E il seguito alla prossima puntata!
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
A quasi tutti è capitato di dirlo o di sentirselo dire: facciamo qualche riflessione in merito.
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Anche quest’anno arriva il Natale, il primo senza Francesco, ma non è tempo di rimpianti o malinconie. È tempo di sogni e speranza, come deve essere il Natale.
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