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Bloccati nel percorso: il guerriero

La gestione delle esperienze difficili. Bloccati nell'archetipo del guerriero

Il guerriero ha già superato la parte più dolorosa del percorso. Come orfano e martire ha sofferto terribilmente. Come viandante ha viaggiato e raccolto le armi. Ora è pronto per combattere. Persino per combattere il drago.

Il guerriero si sente forte. È andato oltre il dolore. Ha conosciuto la paura. E per prepararsi alla battaglia ha trasformato la paura in prudenza, come un grande guerriero.

È facile rimanere bloccati nell’archetipo del guerriero. 
È facile perché ci si sente forti, perché si è pienamente consapevoli della fatica fatta per arrivare e del dolore patito. Si teme che, facendo un passo in più, qualcosa possa spezzarsi. 
Le armi raccolte durante il viaggio del viandante hanno anche creato una diga al dolore, e si teme che questo possa superare gli argini e tornare a travolgerci.

Bloccati nel ruolo del guerriero si è forti, sempre pronti a combattere. Non si accettano debolezze, soprattutto le proprie. Chi è bloccato in questa fase reagisce immediatamente anche ai draghi successivi, saltando le fasi del dolore e combattendo immediatamente, sperando che le armi raccolte siano idonee per qualunque drago. 
Ed è proprio questo atteggiamento che crea le sconfitte successive, che alla lunga indebolisce. Perché se il guerriero non accetta il rischio del passo successivo, diventando mago, finirà per diventare un pallido Don Chisciotte, sempre coperto dall’armatura e pronto a combattere, ma destinato a cercare mulini a vento anziché draghi.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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