Anticipazioni su altre 4 puntate di My way – essere se stessi

Scopri le nuove puntate di My way - essere se stessi

My way 1.3.1 Il mio canto libero La magia

Sai cosa hanno in comune la mitologia degli aborigeni australiani e la Bibbia?

Il concetto che la creazione avviene attraverso la parola.

La parola crea. Ed è proprio il potere della parola quello che esploriamo in questa lezione, saltando allegramente dalle tecniche di programmazione neurolinguistica all’esplorazione del vocabolario per definire le emozioni, dalle parole magiche a come possiamo cambiare, in meglio, il nostro mondo.

Sarà un viaggio di analisi, costruzione e cambiamento, con lo strumento più facilmente reperibile: la parola.

Sai che il vocabolario di italiano contiene circa 4000 termini che esprimono emozioni, con sfumature diverse, e noi ne usiamo meno di 20? Ma così impoveriamo il nostro mondo, rendiamo indistinguibili, e quindi sempre meno gestibili, le emozioni che proviamo!

Il nostro modo di parlare, le parole che usiamo, le costruzioni delle frasi, raccontano di noi e della nostra visione del mondo. Possiamo quindi ascoltare attentamente per conoscere e comprendere meglio gli altri, ma possiamo anche modificare il nostro modo di parlare per cambiare il nostro mondo, gestire le nostre esperienze, costruire il futuro.

Migliorare il nostro mondo usando il linguaggio, giocando con le parole, è una gradevole avventura quotidiana, con risultati sorprendenti!

My way 1.3.2 Il mio canto libero: un pizzico di teoria

Dalla pratica alla teoria. Sì, lo so che si dice sempre dalla teoria alla pratica, ma ti dimostro che si può fare anche il contrario: sperimentare e poi scoprire che dietro quelle sperimentazioni pratiche ci sono teorie che possono essere studiate per continuare a crescere.

Un pizzico di teoria, dunque, per scoprire ancora qualcosa, razionalizzare e costruirci, con la parola, un mondo più funzionale, per il passato e per il futuro.

Ti racconto la struttura del linguaggio e le sue implicazioni nella costruzione e nella gestione del nostro mondo, per poi trovare le tecniche per passare dalla struttura superficiale a quella profonda.

Esaminiamo poi l’importanza delle parole e del linguaggio in ambito salute e come il linguaggio ci permette di gestire i ricordi e diventare più felici.

My way 1.4.1 La scorciatoia del pigro: i comportamenti

Talvolta il malessere, l’incertezza, l’insoddisfazione, ci inducono a cercare il cambiamento.

E spesso andiamo a cercare grandi cose, lavorando sull’identità, sulla mission, sulla vision…

Utile, certo, ma faticoso e finisce che molliamo e ci abbandoniamo alla solita insoddisfazione. Oppure cambiamo qualcosa di esterno (lavoro, città, partner…) sperando che questo metta a posto anche l’interiorità, ma funziona davvero raramente.

Se, come me, sei pigro e non vuoi sempre fare la totale e impegnativa rivoluzione di tutto il tuo essere puoi concentrarti... Scopri cosa, come e perché in questa lezione.

E scopri anche che operare sui comportamenti può migliorare anche la felicità-

Tra teoria, esercizi e riflessioni, peschiamo a piene mani da fonti diverse per realizzare noi stessi.

My way 1.4.2 La scorciatoia del pigro: correlazioni

Andiamo a scoprire altri strumenti, semplicissimi, per migliorare il benessere quotidiano.

Questa volta affidiamo l’ottimizzazione del benessere ad alcune informazioni che ci arrivano dalla neurofisiologia e ad alcune tecniche di programmazione neurolinguistica, un po’ modificate, e impariamo ad usare anche il nostro corpo come fonte di cambiamento e benessere.

Richard Bandler, uno dei fondatori della PNL, ha scritto: le persone hanno tutte le risorse di cui hanno bisogno, ma le hanno a livello inconscio. Tutto ciò che dobbiamo fare è renderle disponibili dove servono.

Siamo sempre nell’ambito della scorciatoia del pigro! Quello che facciamo in questa lezione è andare a trovare le risorse più basilari: quelle che sono nel nostro corpo, disponibili, facilmente utilizzabili per il benessere. Strumenti semplici, da trovare e da utilizzare, che spesso dimentichiamo di possedere o di usare.

E, partendo da questi attrezzi, ne aggiungeremo qualcuno, sicuri, semplici, sperimentati ed efficaci.

Trovi le puntate complete sul mio canale UNPENSIEROFELICE di CAM TV https://www.cam.tv/unpensierofelice/followme               

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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