Si torna al lavoro, si torna a scuola, e si ricomincia a parlare di covid.
E di nuovo il farmacista è in prima linea.
Saranno le normative e le circolari ufficiali a dettare le regole, i comportamenti, gli strumenti da usare.
C’è però un aspetto sociale ed educativo, insito nel ruolo del farmacista, che non viene quasi mai citato: si tratta di aiutare il paziente-cliente a fare scelte consapevoli e gestire se stessi.
È per me impossibile dimenticare la prima ondata di covid dove tutte le informazioni erano permeate di paura. Sono poi seguite le regole, e i blocchi opposti a favore o contro: una vera guerra.
L’atmosfera di battaglia si è un po’ mitigata, ma siamo ancora lontani da una gestione attenta ed equilibrata.
Il farmacista può fare molto, sollecitando il dialogo col cliente, favorendo strumenti di protezione, come le mascherine nei luoghi affollati, aiutando a riconoscere i sintomi senza allarmismi.
Si tratta di diffondere una cultura di prevenzione e cura, di educare all’attenzione senza generare panico o favorire la negligenza o la trascuratezza.
Gli strumenti sono, come sempre, la conoscenza della patologia e la capacità di dialogo, senza sostituirsi al medico, ma integrando, partecipando alla salute, mantenendosi informati e informando.