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Leadership: cos’è?

Si parla tanto di leadership, e sicuramente in periodi di crisi c’è bisogno di leadership. Proviamo a definirla, e a fare alcune riflessioni.

Molti ritengono che il termine leadership sia totalmente sinonimo di “carisma”, ma non è esattamente così, tant’è vero che a volte definiamo un leader come “carismatico”, ed esiste uno stile di leadership carismatica.

La leadership è la capacità di gestione, di comando, di guida, di esercitare l’autorità, mentre il carisma è, letteralmente, il dono divino di affascinare gli altri, nel senso più ampio e totale del concetto di fascino. Il termine carisma esiste anche in lingua inglese (charisma) e viene ritenuto sinonimo a “magnetismo”.

Ci sono, indubbiamente, farmacisti carismatici. Ma il carisma non è un obbligo per il farmacista, o per il medico, né una necessità, né più né meno di quanto lo sia per un dirigente d’azienda o per qualunque figura professionale.

Ma il tema del carisma ci allontana dallo scopo, e richiederebbe fiumi di inchiostro, quindi mi limito alla leadership. Ed è quasi troppo!

È ampiamente dimostrata l’esistenza di diversi tipi di leadership, tutti globalmente efficaci, sebbene alcuni stili di leadership siano più efficaci in determinate situazioni, e altri siano auspicabili in situazioni diverse.

Normalmente si ritiene che ogni persona abbia uno stile di leadership, ma questo è vero solo in parte. Infatti ciascuno di noi, come per tanti elementi, ha una predisposizione, ma è in grado, attraverso la conoscenza di se stesso, la consapevolezza e la flessibilità, di sviluppare anche altre modalità di comportamento, purché queste non contrastino con i suoi valori etici.

Esistono diversi stili di leadership. In un certo senso, semplificando un po’, possiamo dire che ciascuno di noi ha uno stile di leadership spontaneo, innato.

Come dice Peter Senge nel video “Peter Senge – La leadership”, leader si nasce e si diventa: il bello della vita è conoscere noi stessi per diventare ciò che si desidera, quindi fermarsi allo stile di leadership che ci viene più naturale significa porci dei limiti.

Ma andiamo con ordine. Per comprendere i diversi stili di leadership io mi affido ai livelli logici della PNL, riportati nell’immagine. Ogni medaglia ha due facce: concettualmente lo stile di leadership è la modalità utilizzata per guidare gli altri, ma può anche essere intesa come elemento a cui ciascuno dà particolare importanza, e quindi attraverso cui può essere guidato.

In questo articolo vi do le definizioni, i concetti base. Poi, in articoli successivi, esamineremo come gestire chi richiede una leadership dei diversi livelli, e in quali contesti possono essere utili i diversi stili di leadership.

  • Leadership di ambiente: influenza i contesti esterni come gli ambienti, il rumore esterno, il trattamento del cibo, ecc. e va a toccare direttamente le reazioni delle persone coinvolte. La chiave della leadership, in questo livello, si individua nel porre attenzione all'ambiente fisico esterno.
  • Leadership di comportamento: influenza le azioni delle persone coinvolte. Le attività e le azioni, come i compiti lavorativi, le relazioni interpersonali, che sono spesso rappresentano i primi obiettivi in ambito professionale, vengono gestite in questo livello.
  • Leadership di capacità: serve ad offrire strategie e direzioni necessarie per completare gli obiettivi particolari.
  • Leadership di convinzioni: sostiene, utilizza, le convinzioni che ciascuno di noi ha, o crea convinzioni utili alla gestione delle persone
  • Leadership di valori: sostiene ed utilizza i valori delle persone, ma si può anche basare sui valori imprescindibili del leader a beneficio della comunità
  • Leadership di identità: il leader offre attenzioni particolari alle persone, trattano ogni persona del gruppo con feedback personali, li guida. Esiste anche una leadership, a questo livello, basata sulla creazione dell’identità del gruppo, che prescinde quella del singolo, e fa affidamento al senso di appartenenza. È però leadership di identità anche quella basata sull’identità del leader, che chiede di essere “amato” e seguito, fino ad arrivare al vero e proprio culto della personalità
  • Leadership di Vision: è la leadership carismatica, quella che insegue un sogno condiviso.
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Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
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