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Istruzioni per rendersi infelici

Paul Watzlawick – Istruzioni per rendersi infelici - Feltrinelli

Lo so, non si tratta di un libro recente. È stato pubblicato da Feltrinelli negli anni ’80, e fortunatamente ogni tanto viene ristampato. 
È già presente in molte librerie familiari, ma trattandosi di un libro di piccole dimensioni potrebbe essersi rifugiato in un angolo. 

Se non l’avete ancora letto, godetevi la scoperta, oppure rileggetelo: lo merita. Soprattutto se siete in uno di quei periodi in cui, senza motivi oggettivi o speciali, vi sentite giù di morale. 
Sono circa 100 pagine, ed è quindi leggibile anche da chi pensa di non avere il tempo per aprire un libro. E poi, una volta iniziato, lo si divora. E si ride!!

A volte si ride degli altri, quando vengono descritti comportamenti che riconosciamo nei nostri amici, altre volte si ride un po’ a denti stretti, quando siamo costretti a riconoscere che lo schema descritto è proprio il nostro. 

Watzlawick ci prende in giro: non noi in particolare, ma noi in quanto esseri umani. Troviamo ironia, sarcasmo, e soprattutto una profonda conoscenza dei comportamenti umani e dei meccanismi della comunicazione
Watzlawick ci fornisce un’affascinante descrizione di ciò che facciamo quotidianamente, ma anche di cosa siamo in grado di fare quando diventiamo dei professionisti e dei perfezionisti nel crearci la nostra personale infelicità. Inutile nasconderselo: ogni tanto lo facciamo tutti! Per questo un ironico richiamo, letto e riletto, può solo farci bene.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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