Molte scuole di counseling, molte ricerche di psicologia, spiegano che posiamo trovare in noi un moltitudini di io, di parti, talvolta in disaccordo tra loro. Se poi siamo adulti, spesso leggiamo la raccomandazione di non trascurare il nostro bambino interiore. Ti presento il mio.
Spesso, nei corsi di crescita personale, ci sono inviti o esercizi per mettersi in contatto con parti di sé, o con se stessi a diverse età.
Più di una volta, in situazioni diverse, in esercizi diversi, ho ritrovato il mio io bambina.
Non la bambina in generale, ma io ad un’età ben precisa: circa un anno.
Non ho ricordi di quell’età, e ho anche pochissimi racconti, ma nei diversi esercizi l’immagine è sempre stata molto chiara.
Sorrido, spesso rido, non parlo, ed ho un’espressione felice e assolutamente determinata.
È la mia essenza, la parte più profonda di me.
Mi hanno sempre raccontato che, nei primissimi mesi di vita, mi svegliavo e ridevo.
È stato un periodo relativamente breve: poi è arrivata la malattia e la morte di mia madre a cambiare molto di me e della mia percezione del mondo, ma l’essenza più profonda è quella.
Quegli esercizi, e quella scoperta, hanno avuto grande impatto su di me.
Ho recuperato quella bambina, talvolta mi faccio consigliare, la porto con me o cerco di farla emergere: lei non ha dubbi, paturnie, paura… solo un’enorme fiducia in sé e nella vita.