Il periodo dei controlli medici è inesorabile, come le tasse, e non di rado ha la pessima idea di arrivare proprio nel periodo in cui stiamo già lottando con i documenti per la dichiarazione dei redditi.
Superata una certa età è improbabile che gli organi siano tutti sani, tutti i valori assolutamente perfetti.
Vuoi non avere un po’ di colesterolo alto, o il fegato un po’ ingrossato? O ti aumenti gli anni, e non ne hai 65, ma 40, oppure ti hanno imbalsamato anni fa!
Se, poi, c’è stata o c’è una patologia ufficialmente riconosciuta, tutto si complica, ed eccoci trasformati nella pallina del flipper.
Te lo ricordi il flipper? Ci sembrava un gioco elettronico, passavamo ore a giocare o guardare i giocatori.
La pallina impazziva, scaraventata a velocità supersonica da una parte all’altra.
Ecco: una differenza c’è tra il periodo dei controlli medici e la pallina del flipper: con la pallina si facevano punti, e si potevano anche vincere partite. E poi, se eri bravo, ottenevi l’ammirazione del pubblico.
Per i controlli medici non fai punti, non vinci partite, non ti ammira nessuno.
Però corri, impazzito.
Ogni medico prescrive esami o consiglia visite ad altri specialisti.
Già, perché ogni specialista guarda il suo organo, il suo pezzetto, come se fossimo solo un assemblaggio di pezzi meccanici. Quindi, ogni specialista, se ha il sospetto o ritiene che un altro pezzetto possa avere problemi, ti manda da un collega.
Sembra che nessuno abbia un quadro globale.
Tanto meno ce l’ha il paziente (almeno io) che, tra una visita e l’altra, un esame e l’altro, a volte mi dimentico anche di leggere i referti.
C’è buona volontà: si cura quello che è malato e si previene ciò che può accadere.
E io ho l’impressione che ogni esame sia un memento mori.
Spesso mi salva l’ironia, soprattutto nella situazione ormai frequente di medici in burnout (li riconosco al primo sguardo!).
Non bastava la medicina difensiva: piaga nota da anni, e causa di un’infinità di esami. Adesso abbiamo anche il medico schizzato che ti dice di eliminare lo stress, facendo di tutto per provocarlo.
Poi trovi, invece, il medico o il tecnico gentile, sorridente, e se un tempo lo ringraziavi, oggi vorresti abbracciarlo.
Io medito, respiro, faccio il possibile e spesso l’impossibile.
OK. Un piccolo sforzo. Sono quasi alla fine. Ne riparliamo tra sei mesi.