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Harry Potter per il benessere 2° parte

Continuiamo ad esplorare come sia possibile aumentare il benessere di grandi e piccoli con l’aiuto di Harry Potter

C’è un altro incantesimo importante: Expecto patronum!
Il patrono che viene evocato nella saga di Harry Potter è un animale: è abbastanza evidente il richiamo all’animale guida, o all’animale totemico esistente in alcune culture. Vi posso assicurare, per averlo sperimentato, che la ricerca dell’animale totemico è un’esperienza emozionante ed estremamente istruttiva, ma non è di questo che desidero parlarvi ora.
Ricordate, invece, qual è l’elemento base per poter evocare il patrono?
Un pensiero felice!
Per i bambini che oggi sono cresciuti parecchio in termini anagrafici, ricordo che Harry Potter non è il primo a cercare un pensiero felice per raggiungere un grande risultato: l’aveva già fatto Peter Pan, dove richiamare un pensiero felice era il requisito fondamentale per poter volare.
Anche Peter Pan è un personaggio di fantasia che abita in una favola! - diranno i soliti detrattori razionalisti.
Vero, ma ciò non toglie che ci siano non poche attinenze con alcune tecniche usate dagli sportivi professionisti, e sempre più impiegate anche da individui normali. E poi ragionare su come scegliere il pensiero felice si raggiunge anche un altro obiettivo importante.
  • Il nostro cervello, ed è dimostrato scientificamente, registra allo stesso modo le esperienze vissute e quelle visualizzate. Attenzione: il termine visualizzare ha un ben preciso significato! Non si tratta solo di immaginare, ma di vivere con la fantasia: nella visualizzazione si è immersi nell’esperienza, si vede, si annusa, si sente, si gustano cibi, …
Lo stesso Einstein ha raccontato che, prima di elaborare con pieno rigore scientifico le sue teorie, le ha immaginate, visualizzate. “Se lo puoi immaginare, lo puoi fare” la frase, con alcune varianti, è attribuita sia a Walt Disney che ad Enzo Ferrari: nessun dubbio che entrambe si siano fatti guidare dai loro sogni, ma nessun dubbio che abbiano anche fatto diventare i loro sogni cose molto reali!
Gli sportivi si sottopongono ad allenamenti fisici anche molto duri, ma non sempre i risultati raggiunti sono totalmente concordi con la forma fisica, lo sviluppo muscolare, l’allenamento fisico. Già da anni ci si è resi conto che ciascuno ritiene di avere una sorta di limite invalicabile delle proprie prestazioni, e si è cominciato a fare anche allenamento mentale, sia per governare le emozioni, sia per visualizzare prestazioni eccezionali. Il cervello che ha visualizzato risultati superiori a quelli che riteneva limiti pone più in alto l’asticella di ciò che può essere raggiunto.
Ma questo vale anche per noi, e vale anche per accedere a capacità o risorse che ci servono in un preciso momento. E per accedere a queste risorse non serve nemmeno visualizzare.
Ipotizziamo di voler affrontare una nuova esperienza, qualunque essa sia, e di avere qualche timore. Riflettendo, ci rendiamo conto che per ottenere la miglior performance avremo bisogno di entusiasmo, calma interiore e capacità di eloquio fluente. Ora ripeschiamo nella memoria situazioni reali, già vissute, in cui abbiamo provato entusiasmo, poi cerchiamo situazioni in cui abbiamo sperimentato una vera calma interiore e ancora esperienze in cui siamo stati veramente capaci di eloquio fluente. Richiamare alla mente le sensazioni, le esperienze vissute, la certezza che siamo già stati capaci di avere quelle caratteristiche, ci permette di usarle come risorse a cui accedere, richiamarle, e portarle con noi per affrontare la nuova prova.
Tutto questo vi stupisce? Spero di no, poiché in fondo è quello che inconsciamente facciamo già, tant’è vero che è dimostrato come i bambini iperprotetti, a cui genitori erroneamente troppo amorevoli impediscono di avere esperienze, diventano adulti estremamente insicuri e infelici.
Questa è la tecnica. E per quanto riguarda l’altro obiettivo importante che possiamo raggiungere ragionando su come scegliere il pensiero felice e le altre risorse utili?
  • Sappiamo tutti che mediamente il vocabolario delle persone è scarso, e negli ultimi decenni si è ulteriormente impoverito. Questo apre un problema, non solo per gli insegnanti di italiano. In realtà le parole e gli stati d’animo, le emozioni, sono strettamente connessi. La pochezza di vocaboli per esprimere una varietà di emozioni rende progressivamente ridotto anche il numero di emozioni che si riesce a provare, identificare e gestire.
I soliti razionalisti, disfattisti, ritengono che anche così espresso il problema riguardi gli insegnanti di italiano o, al massimo, gli psicologi?
Mi spiace deludervi! Il problema ci riguarda, tutti, in prima persona, per due motivi molto pratici.
  1. Il primo è l’apprendimento delle lingue straniere e la conseguente capacità di essere cittadini del mondo, per non parlare del fatto che la conoscenza delle lingue straniere è un requisito facilitante nella ricerca di lavoro. La maggior parte delle lingue europee si è, nei secoli, frammischiata: avere un vocabolario ricco significa avere più probabilità di trovare vocaboli simili in una lingua straniera e, di conseguenza, avere maggiore facilità nell’apprendimento delle lingue.
  2. La capacità di conoscere, riconoscere e gestire le nostre emozioni significa benessere emotivo. Viceversa, il non riconoscere le emozioni porta ad una maggiore confusione, che sfocia in sensazione di inadeguatezza. La maggioranza degli adulti identifica come principale causa di stress la sensazione di inadeguatezza. Quindi imparare a conoscere e identificare con precisione le nostre emozioni abbassa il livello di stress. Forse vale la pena provarci!
Infine, un’ultima considerazione importante su un tema che tratto spesso.
Forse ricorderete che Harry prova, la prima volta, ad evocare il patrono usando come pensiero felice la sensazione provata giocando a quiddish: un momento di trionfo, libertà. La magia non gli è riuscita, e il professore gli spiega che quel pensiero non è abbastanza felice. Poi Harry ritrova la sensazione sperimentata avvolto dall’abbraccio e dall’amore dei suoi genitori, e il patrono arriva. L’amore è davvero la magia più potente!

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Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
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