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Politerapia e gestione del cliente

La politerapia è sempre più frequente, e la gestione del paziente sempre più complessa

A volte lo sappiamo con certezza, a volte lo immaginiamo o lo sospettiamo: il cliente che abbiamo davanti è in politerapia. Che fare?
Non c’è una definizione univoca e condivisa di politerapia: in genere si concorda che voglia dire assumere più di cinque diversi prodotti con attività terapeutica contemporaneamente, a volte si parla di sette prodotti, ma il concetto cambia poco.
Possiamo trovarci di fronte il cliente abituale, di cui sappiamo bene quali farmaci assume perché viene da noi per tutte le ricette mediche, o quello occasionale, per il quale l’età, o quello che ci racconta, fanno sospettare una politerapia. 
In genere conosciamo bene i rischi, le possibili interazioni: siamo farmacisti, e siamo aggiornati. 
Ed ecco che arriva la richiesta di un prodotto, o di un consiglio, da parte di un cliente in politerapia. Che fare?
In alcuni casi è facile: anche un paziente in politerapia può avere mal di testa, o problemi di stitichezza, o la tosse.
Le difficoltà maggiori si presentano quando si tratta di alcuni integratori, o prodotti fitoterapici, che il paziente non percepisce come farmaci e per i quali domina la convinzione che, se è un prodotto naturale, ha esclusivamente effetti benefici, nessun effetto collaterale, nessuna limitazione d’uso. 

Uno dei primi pensieri è se non glielo vendo io, lo compre ugualmente al supermercato.
E poi sono prodotti di libera vendita… rischio persino l’abuso di professione medica.

La soluzione più semplice, ma non sempre la migliore, è il tradizionale: si ricordi di parlarne al suo medico alla prima occasione. Ma sappiamo che non accadrà, e sappiamo anche che il medico non chiede praticamente mai se il paziente assume integratori o fitoterapici.

E allora? Per sbrogliare la matassa servono competenze scientifiche e comunicazionali ed estrema capacità di personalizzare il dialogo.  

Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
A quasi tutti è capitato di dirlo o di sentirselo dire: facciamo qualche riflessione in merito.
Autore: Carla Fiorentini 29 dicembre 2024
Riflessioni e auguri per il nuovo anno
Autore: Carla Fiorentini 29 dicembre 2024
Pronti per il nuovo anno?
Autore: Carla Fiorentini 22 dicembre 2024
Nella vita capita che ci siano giorni di Natale strani…
Autore: Carla Fiorentini 22 dicembre 2024
Ho alcune tradizioni: ogni anno, all’arrivo del mio compleanno, mi metto a riflettere… e scrivo.
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Anche quest’anno arriva il Natale, il primo senza Francesco, ma non è tempo di rimpianti o malinconie. È tempo di sogni e speranza, come deve essere il Natale.
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