Politerapia e gestione del cliente
La politerapia è sempre più frequente, e la gestione del paziente sempre più complessa

A volte lo sappiamo con certezza, a volte lo immaginiamo o lo sospettiamo: il cliente che abbiamo davanti è in politerapia.
Che fare?
Non c’è una definizione univoca e condivisa di politerapia: in genere si concorda che voglia dire assumere più di cinque diversi prodotti con attività terapeutica contemporaneamente, a volte si parla di sette prodotti, ma il concetto cambia poco.
Possiamo trovarci di fronte il cliente abituale, di cui sappiamo bene quali farmaci assume perché viene da noi per tutte le ricette mediche, o quello occasionale, per il quale l’età, o quello che ci racconta, fanno sospettare una politerapia.
In genere conosciamo bene i rischi, le possibili interazioni: siamo farmacisti, e siamo aggiornati.
Ed ecco che arriva la richiesta di un prodotto, o di un consiglio, da parte di un cliente in politerapia. Che fare?
In alcuni casi è facile: anche un paziente in politerapia può avere mal di testa, o problemi di stitichezza, o la tosse.
Le difficoltà maggiori si presentano quando si tratta di alcuni integratori, o prodotti fitoterapici, che il paziente non percepisce come farmaci
e per i quali domina la convinzione che, se è un prodotto naturale, ha esclusivamente effetti benefici, nessun effetto collaterale, nessuna limitazione d’uso.
Uno dei primi pensieri è
se non glielo vendo io, lo compre ugualmente al supermercato.
E poi sono prodotti di libera vendita… rischio persino l’abuso di professione medica.
La soluzione più semplice, ma non sempre la migliore, è il tradizionale: si ricordi di parlarne al suo medico alla prima occasione. Ma sappiamo che non accadrà, e sappiamo anche che il medico non chiede praticamente mai se il paziente assume integratori o fitoterapici.
E allora? Per sbrogliare la matassa servono competenze scientifiche e comunicazionali ed estrema capacità di personalizzare il dialogo.