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I pensieri felici di Natale

Ti giungano tanti piccolissimi pensieri felici di luce e speranza. 

È il Natale del 1916. Giuseppe Ungaretti è in licenza dalla guerra e scrive questa poesia dedicata al Natale.

Natale

Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade

Ho tanta

stanchezza

sulle spalle

Lasciatemi così

come una

cosa

posata

in un

angolo

e dimenticata

Qui

non si sente

altro

che il caldo buono

Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare

Oggi le guerre non mancano, e la globalizzazione ci fa sentire, e vivere, anche quelle lontane.

E poi ci sono le situazioni personali, affini alla guerra, come quelle delle malattie gravi.


Il mio era il Natale del 2014. Quasi a 100 anni di distanza da questa poesia. Ero in piena chemioterapia, e le sensazioni erano esattamente le stesse.

Fu un Natale in famiglia, alleggerito dai mie fratelle e dai nipoti, in particolare dalla più piccola che aveva appena imparato a camminare.

Fu un Natale di stanchezza, di sosta interiore, ma anche di caldo buono.


Ed è quello che ti auguro, se stai vivendo una malattia.

Un caldo buono che ti avvolge, ti coccola.

Tanti piccolissimi pensieri felici di luce e speranza.

Perché Natale è prima di ogni altra cosa o concetto religioso, la festa della speranza, la promessa della luce che ritorna.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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