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Chi cerca trova …

Un esercizio un po' strano, dedicato a tutti coloro che non vogliono mai smettere di imparare: ne conosco tanti!

È un esercizio diverso perché non ha risposte da controllare, ma solo domande da cercare.

Il meccanismo che sta alla base dell'esercizio è un meccanismo assolutamente fisiologico: il nostro cervello è pronto ad imparare e a recepire tutte le informazioni che stiamo cercando. è, invece, totalmente refrattario, in età adulta, ad assorbire le informazioni su cui non viene allertato.

In termini pratici, se non siamo curiosi noi, in prima persona, qualunque informazione o strumento ci venga offerto e presentato viene respinto, a meno che non colpisca la nostra fantasia in maniera molto forte. Ma questo avviene sempre più raramente e difficilmente man mano che ci lasciamo distrarre dal quotidiano, dallo stress, dalla stanchezza.

Stimolare la propria curiosità è quindi un percorso importante per chiunque voglia imparare e migliorare. Einstein diceva "Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso".



Eccoci dunque all'esercizio vero e proprio.

Carta e penna, o foglio di computer, iPad, Tablet, foglietti volanti … va bene qualunque cosa.

        1. Fate una lista di ciò che vorreste migliorare nella vostra comunicazione. Usate la fantasia a 360°

        2. Fate una lista di ciò che vorreste sapere sulla comunicazione: tecniche, utilizzo, scuole, potenzialità

        3. Fatevi una lista di domande a cui vorreste trovare risposte, poi mettetele in ordine di priorità e di importanza

Sembra un gioco di magia, ma una volta definite le domande, quando abbiamo acquisito la piena consapevolezza di ciò che ci serve, di ciò che vogliamo imparare e perché, le risposte arrivano dalle strade più impensabili. Ma non è magia, credetemi, è solo che mettiamo in stato d'allerta i nostri neuroni.

E, se volete, mandatemi le vostre liste.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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