Buona Pasqua 2016
Auguri … e riflessioni
Esistono una Pasqua cattolica, una Pasqua ebraica, una Pasqua ortodossa
e, se andiamo al di là delle religioni, ma non della religiosità o della spiritualità, esistono date importanti nel ritmo circolare del tempo e delle stagioni: l’equinozio di primavera e il plenilunio successivo all’equinozio di primavera.
È un momento speciale, di passaggio dal buio invernale alla luce, ma è anche un momento di equilibrio.
Prima dell’equinozio di primavera, nella nostra parte del mondo, le ore di buio superano quelle di luce e dopo l’equinozio avviene esattamente il contrario. Proviamo dunque a pensare in termini di energia: la totale parità dell’equinozio simboleggia il totale equilibrio tra energie maschili ed energie femminili.
E la luna? Avete mai provato a seminare o imbottigliare il vino con la luna “sbagliata”? la luna ha una profonda influenza sugli eventi legati alla terra, alla nascita, alla nostra vita quotidiana.
Dal plenilunio successivo all’equinozio di primavera inizia un vero nuovo anno o, meglio, un nuovo ciclo nel correre del tempo.
Affinché questo avvenga è indispensabile un piccolissimo attimo di equilibrio, quasi di sosta prima di ripartire.
E ci sono due tradizioni legate a questo periodo che mi piace ricordare.
La prima è ancora attuale, anche se forse meno sentita di un tempo: fare le pulizie di Pasqua, o di primavera. Si tratta di pulire la casa, nei più piccoli dettagli, e si fa solo una volta all’anno. Il significato è abbastanza intuitivo: eliminare lo sporco e il vecchio per far spazio al nuovo, darsi la possibilità di iniziare il nuovo ciclo senza portarsi dietro alcunché di negativo. Beh, oltre che la casa, o invece della casa, suggerirei di pulire l’anima: chiudere le esperienze, perdonare i torti subiti e perdonare se stessi (spesso questa è proprio la parte più difficile), togliere tristezza e rancori come si tolgono la polvere e le ragnatele.
La seconda tradizione, religiosa, è ormai sparita e in alcuni luoghi forse neanche mai esistita, ma la trovo bellissima: il Risus paschalis. La predica pasquale, soprattutto quella della notte di Pasqua, quando viene anche benedetta l’acqua che poi viene usata per tutto l’anno successivo, doveva suscitare un mare di risate. Il predicatore faceva letteralmente il buffone, fino a raccontare storie sconce: l’obiettivo era far ridere a crepapelle i fedeli.
Nonostante tutte le differenze, il significato ha qualcosa in comune con le pulizie di Pasqua: la vita, quando risorge, va celebrata con immensa gioia.
Non importa se siete religiosi, né a quale fede appartenete: fate in modo che questa Pasqua vi porti anche una vostra personale resurrezione, un ritorno alla vita, alla pace, alla gioia del bambino che è in voi.
Buona Pasqua!

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …







