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Convinzioni limitanti e Modelli mentali: cosa sono?

Spesso chi parla di benessere usa termini come modelli mentali o convinzioni limitanti. Di che cosa si tratta?

Di solito chi usa queste terminologie viene da scuole di pensiero diverse: il termine convinzioni limitanti appartiene alla PNL, mentre si parla di modelli mentali nell’ambito dell’apprendimento organizzativo. Convinzioni limitanti e modelli mentali possono esprimere concetti simili, ma non sono la stessa cosa: esistono dunque analogie e differenze.

In entrambe i casi parliamo di qualcosa che restringe la fantasia, la creatività, la possibilità di trovare nuove idee o soluzioni.
Sempre?

Le convinzioni limitanti ci inibiscono sempre (ovvio, altrimenti non si chiamerebbero limitanti!). Sono distinte, nel mondo della PNL, dalle convinzioni. Noi siamo convinti di un mucchio di cose, frutto dell’esperienza. È impossibile non avere convinzioni. Solo che a volte abbiamo bisogno di costruire o pensare qualcosa di totalmente nuovo: può essere un problema da risolvere, una situazione da affrontare, una relazione da vivere. se ci lasciamo guidare dalle convinzioni abituali e consolidate non percorreremo mai strade nuove. Ecco perché diventano limitanti. Altre volte sono limitanti perché ci fanno pensare che qualcosa sia impossibile: non sono bravo in matematica, non posso vivere da solo, cambiare lavoro a 50 anni è impossibile,... Peggio ancora: talvolta le convinzioni diventano trasparenti: non sappiamo neanche più di averle, quindi non possiamo neanche accantonarle con la forza.

I modelli mentali sono più simili alle convinzioni che alle convinzioni limitanti. In genere quando parliamo di modelli mentali facciamo riferimento a meccanismi un po’ più complessi rispetto alle convinzioni. Inoltre nei modelli mentali sono compresi anche gli schemi di comportamento che ripetiamo, generalmente in maniera inconsapevole. La definizione più completa di Modelli mentali è la seguente: ipotesi e generalizzazioni profondamente radicate, immagini di scenari, che influenzano il modo in cui comprendere il mondo e come agiamo

Qualche esempio?

Tutti conosciamo qualche amico che ha una relazione sentimentale, che poi finisce male. Poi trova un nuovo amore, e si comporta esattamente come con quello vecchio. Finisce male di nuovo. E poi ancora.
Farebbe bene a rivedere i suoi modelli mentali.

Riprendiamo il nostro amico sentimentalmente disastrato. Ha sempre cercato donne bellissime, solo donne bellissime. Ha sempre trovato donne ovviamente bellissime, anche fragili, quasi eteree. A lui piacciono così. Quel tipo di donna lo fa sentire importante.
Forse farebbe bene a rivedere le sue convinzioni perché sono diventate limitanti.

È più chiaro adesso? Ovviamente il problema non è avere convinzioni o modelli mentali: è impossibile esserne esenti, e forse non potremmo vivere senza. Ma l’obiettivo da perseguire è riconoscerle, conoscere noi stessi e i nostri schemi, per poterli accantonare o spezzare, quando e se vogliamo
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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