Un racconto interessante
Fatti o opinioni

Storia
Il signor Giuseppe telefona al suo medico: questo il suo racconto.
Buon giorno, dottore, non sto affatto bene e sono anche piuttosto preoccupato.
Circa 10 giorni fa mi sono comparse delle bolle rosse sull’avambraccio sinistro, all’interno. Al momento non vi ho fatto caso: erano 4-5 bolle, grandi circa mezzo centimetro, e non mi causavano alcun fastidio. Il giorno dopo, al risveglio, avevo un po’ di nausea, ma ho fatto colazione lo stesso (cappuccino e brioche). La sera mi sembrava fosse tutto a posto: ho cenato normalmente, mangiando bistecca e verdura cotta. Dopo un paio d’ore ho sentito un mal di stomaco terribile. Ho vomitato. Mi sentivo anche un po’ acciaccato, come avere l’influenza. Così ho preso un’aspirina e sono andato a letto.
Per alcuni giorni è stato tutto tranquillo, anche se le bolle erano rimaste invariate.
Poi, due giorni fa, di nuovo la nausea al mattino.
Ieri mattina avevo bolle anche sull’avambraccio destro, sempre rosse, di mezzo centimetro circa. Solo che queste prudono da impazzire. Ne ho qualcuna anche sulle mani. Io dormo con il pigiama a maniche lunghe, ma sulle mani quelle maledette bolle mi hanno indotto a grattarmi fino ad avere escoriazioni.
Sono rimasto a letto, al calduccio, pensando che così passava tutto.
Ma questa mattina è ancora peggio.
Le bolle dilagano, prudono. Ho un mal di stomaco terribile: un bruciore incredibile.
In più ho un mal di schiena che mi fa soffrire: sono piegato in due, non riesco a stare dritto.
Può venire a visitarmi a casa?
Domande
- Il paziente riferisce alcuni fatti e alcune opinioni. Riuscite a distinguere gli uni dagli altri?
- Per fare la diagnosi vi basate principalmente sui fatti o sulle opinioni?
- E per definire la terapia
Come sempre, vi raccomando di non cercare una logica clinica in ciò che è stato scritto: si tratta di storie inventate e paradossali, che servono solo come esercizi di comunicazione.
Risposta
Il paziente riferisce alcuni fatti e alcune opinioni. Riuscite a distinguere gli uni dagli altri?
- Buon giorno, dottore, non sto affatto bene Opinione
- e sono anche piuttosto preoccupato Opinione
- Circa 10 giorni fa mi sono comparse delle bolle rosse sull’avambraccio sinistro, all’interno. Fatto
- Al momento non vi ho fatto caso: erano 4-5 bolle, grandi circa mezzo centimetro Fatto
- e non mi causavano alcun fastidio Opinione
- Il giorno dopo, al risveglio, avevo un po’ di nausea Opinione
- ma ho fatto colazione lo stesso (cappuccino e brioche). Fatto
- La sera mi sembrava fosse tutto a posto Opinione
- ho cenato normalmente Opinione
- mangiando bistecca e verdura cotta.. Fatto
- Dopo un paio d’ore ho sentito un mal di stomaco terribile Opinione
- Ho vomitato Fatto
- Mi sentivo anche un po’ acciaccato Opinione
- come avere l’influenza Opinione
- Così ho preso un’aspirina Fatto
- e sono andato a letto. Fatto
- Per alcuni giorni è stato tutto tranquillo Opinione
- anche se le bolle erano rimaste invariate Opinione
- Poi, due giorni fa, di nuovo la nausea al mattino Opinione
- Ieri mattina avevo bolle anche sull’avambraccio destro, sempre rosse, di mezzo centimetro circa Fatto
- Solo che queste prudono da impazzire Opinione
- Ne ho qualcuna anche sulle mani Fatto
- Io dormo con il pigiama a maniche lunghe Fatto
- ma sulle mani quelle maledette bolle mi hanno indotto a grattarmi Opinione
- fino ad avere escoriazioni Fatto
- Sono rimasto a letto, al calduccio Fatto
- pensando che così passava tutto. Opinione
- Ma questa mattina è ancora peggio Opinione
- Le bolle dilagano Opinione
- prudono Opinione
- Ho un mal di stomaco terribile Opinione
- un bruciore incredibile Opinione
- In più ho un mal di schiena che mi fa soffrire Opinione
- sono piegato in due Fatto
- non riesco a stare dritto Opinione
Per fare la diagnosi vi basate principalmente sui fatti o sulle opinioni?
Per fare la diagnosi i fatti sono generalmente l’elemento preponderante.
E per definire la terapia
Per definire la terapia è necessario dare estrema importanza alle opinioni: sono le opinioni che rivelano cosa disturba o preoccupa maggiormente il paziente.
In genere buona parte dei sintomi ritenuti più fastidiosi dal paziente sono opinioni, ma finché non sono stati affrontati quei sintomi, o finché il paziente non è stato rassicurato con l’affermazione che la terapia eliminerà quei sintomi, difficilmente presta la dovuta attenzione alla prescrizione nel suo complesso.
Nel suo racconto il sig. Giuseppe parla di prurito “da impazzire”, “bruciore incredibile” allo stomaco, “schiena che fa soffrire”: tutte opinioni opinabili.
Ma è chiaro che se non si agisce, anche solo con un placebo (anche verbale) su questi elementi, il sig. Giuseppe non ascolterà ciò che il medico ha da dire!

Se facessimo una classifica di pazienti modello gli italiani non sarebbero certo ai primi posti, lo sappiamo da anni. Sappiamo che gli italiani si auto riducono i dosaggi, terminano le cure prima di quanto ha detto il medico, non rispettano le posologie, … Ora, a tutto questo, si è aggiunta una sorta di auto-riduzione dei farmaci prescritti. Ma il vero problema è che ora tutto ciò che già accadeva, e molto di più, è originato dalle difficoltà economiche in cui versano molti italiani. E se prima le autoriduzioni di posologia o durata della terapia erano frequenti soprattutto nelle patologie acute, oggi la rinuncia alla terapia, o la sua drastica riduzione, avviene soprattutto nelle patologie croniche. E raramente il medico è a conoscenza della situazione: il paziente non ha la forza, o il coraggio, di dichiarare al medico la sua realtà. Ancora una volta, dunque, è il farmacista colui che ha maggiormente il polso della situazione, e che è chiamato, sebbene non ufficialmente, a supportare il paziente. Cosa può dunque fare il farmacista? Il mio parere personale è di creare una vera e propria rete di allerta, sostegno e valutazione che coinvolga il farmacista “di quartiere” e il medico di base, che abbia anche la possibilità di intervento reale nel fornire farmaci a chi, davvero, rinuncia alle terapie per motivi economici. È un sogno, lo so. Rimanendo su azioni concrete credo che il farmacista possa fare molto con le sue capacità di sostegno e consiglio, senza sostituirsi al medico. Credo anche che il futuro sia nello sviluppo di competenze di coaching per il medico e il farmacista. Competenze che permettono di motivare il paziente, supportarlo durante la terapia, finalizzare le cure, e ridurre anche i costi in numerose sfaccettature del sistema sanitario consentendo così di ricavare risorse per fornire terapie totalmente gratuite a chi, altrimenti, non può permettersele. Un sogno anche questo, ma più facile da raggiungere rispetto al precedente.

Non è, ovviamente, mia intenzione dare consigli su rimedi della nonna, antiche ricette o terapie alternative, ma solo riflettere, e farvi riflettere, su come rispondere al paziente che vi racconta di cure di supporto che, a lui, appaiono tanto efficaci. Le situazioni sono molteplici, e i rimedi sono infiniti. Si va dai consigli alimentari alle cure palliative, dai decotti alle sciarpe rosse: si usa di tutto e si sente di tutto. Talvolta sono i rimedi della nonna, altre volte sono antiche ricette lette su qualche rivista di salute, o consigli letti sul web o ricevuti da qualche amico. Siatene certi: la maggior parte dei vostri pazienti fa uso di qualche rimedio, integratore, elemento salutistico o alimento prodigioso, sia che ve lo racconti sia che stia in totale silenzio . Ci sono gli alimenti salutari, le medicine alternative, i rimedi tramandati in famiglia, le pubblicità … È chiaro che il medico dovrà valutare caso per caso, ma ci sono alcune raccomandazioni (dettate dal buon senso, oltre che dallo studio della comunicazione) che valgono sempre. Il primo consiglio è che è sempre meglio sapere tutto quello che il paziente assume o fa, soprattutto se siete il medico di famiglia che tiene le fila della sua storia clinica. Se contestate, sminuite, rifiutate o ridicolizzate ogni rimedio che i vostri pazienti ritengono efficaci ciò che otterrete non sarà l’eliminazione delle aggiunte, palliative o terapeutiche, ma solo e semplicemente il paziente smetterà di raccontarvi ciò che assume . Il secondo consiglio, strettamente correlato al primo, è che l’effetto placebo, nelle sue diverse forme, è un fattore fondamentale per la guarigione, di qualunque malattia. Visto che parliamo di rimedi della nonna citerò le parole di mia nonna, quando mi trovò (avevo circa un anno) a mangiare i chicchi d’uva raccolti da terra poiché non arrivavo ai filari: quel che non strozza, ingrassa. Quello che non fa male, va bene. Imparate quindi ad accettare quei rimedi che non fanno alcun danno, e accettateli di buon grado. Eliminate, invece, drasticamente ciò che è rischioso o, meglio ancora, sostituitelo con qualcosa che sia innocuo o davvero di supporto. Potrete così mantenere alto l’effetto placebo e, contemporaneamente, conservare la fiducia del vostro paziente e un alto livello di dialogo.

Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.

Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.