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Il metaprogramma verso e via da nella relazione con lo studente

Nella sezione di teoria abbiamo esaminato i metaprogrammi e il metaprogramma Verso o Via da. Passiamo alla pratica

La PNL ha definito e studiato i metaprogrammi, molti dei quali sono utili per comprendere e motivare gli studenti.
In un articolo precedente Il metaprogramma verso e via abbiamo visto la definizione di metaprogramma e le caratteristiche del metaprogramma verso e via da. Vediamo ora come utilizzare in pratica la conoscenza di questo metaprogramma.
Partiamo dal presupposto che è più opportuno convincere gli altri a fare qualcosa anziché costringerli o condizionarli, anche se si tratta di fare qualcosa per il loro stesso bene. E con il termine “opportuno” intendo che è più semplice, richiede meno energie, si raggiungono risultati migliori ed è eticamente più consono. 

  • Lo studente che definiamo “versosi attiva se è spinto verso un obiettivo, desideroso di raggiungere qualcosa di cui si intravedono i lati positivi, e agisce se, e perché, c’è un traguardo da raggiungere. Così lo studente che usa prevalentemente il metaprogramma verso è motivato dal successo scolastico, dalla possibilità di un voto alto, da un premio, dalla futura carriera, dal regalo di fine anno grazie ai risultati scolastici. Il suo obiettivo potrà essere la vacanza estiva o la scuola successiva o l’autonomia una volta che avrà trovato un lavoro. Comunque sia guarda sempre avanti. Potete quindi far leva sui suoi progetti futuri per indurlo a studiare, o potete chiedergli dei suoi progetti per creare maggiore dialogo.

  • Lo studente che possiamo definire “via dasi attiva per fuggire da un problema, evadere da una situazione di cui vede i lati negativi. Così lo studente che usa prevalentemente il metaprogramma via da viene incentivato dall’evitare una punizione, o di essere rimandato, reagisce bene al dover recuperare una materia. Il suo obiettivo potrebbe essere la fine della scuola se questa non gli piace, ma difficilmente avrà fatto progetti per il futuro.
Concettualmente dunque la promessa di un premio o il timore di una punizione hanno valore totalmente diverso nella motivazione delle due tipologie di studenti.
Attenzione, però. Se il bambino o l’adolescente verso vede nel suo futuro situazioni allarmanti (ad esempio dissidi in famiglia che preludono ad un divorzio) potrebbe esserne traumatizzato molto più del suo corrispondente via da che, invece, vede nella separazione dei genitori la fine di fastidiose liti e tensioni.

In maniera del tutto analoga, uno studente verso che si sente scolasticamente insicuro può sviluppare una fortissima ansia da esami, fino a veri e propri attacchi di panico, mentre lo studente via da che teme l’esito di un esame lo vedrà comunque come la fine delle sue paure, comunque vada, e lo affronta come una liberazione.
E, secondo me, è opportuno che un insegnante sappia incentivare ogni studente, con motivazioni e linguaggi specifici.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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