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Grazie a Milton Erickson

Linguaggio persuasivo  

Storia
  • Cos’è quella faccia scura signora Brambilla?
  • Sono un po’ preoccupata. La lista di medicine che mi ha dato è lunga, la terapia è complicata, e poi la dieta … .
  • Sì, è una cura lunga. E mi rendo conto che la dieta, soprattutto all’inizio, richiede un po’ di impegno e qualche sacrificio.
  • Sì, e l’elenco delle cose da evitare è lunghissimo.
  • Capisco, ma vedrà che mentre procede con la cura si sentirà meglio giorno per giorno. È una cura molto efficace. Altri miei pazienti con problemi simili, con la stessa terapia, e si sono trovati benissimo.
Domande
Spesso è indispensabile incoraggiare il paziente, o a dover usare capacità di persuasione. 
  • Esistono tecniche di comunicazione specifiche o bisogna affidarsi ai propri doni di natura?
Risposte 
Spesso è indispensabile incoraggiare il paziente, o a dover usare capacità di persuasione. Esistono tecniche di comunicazione specifiche o bisogna affidarsi ai propri doni di natura?
Esistono numerose tecniche e linguaggi persuasivi. Sono stati anche scritti molti libri su questo argomento. Io ve ne suggerisco due:
  • La comunicazione strategica – D. Di Lauro – Ed. Xenia Tascabili
  • 50 segreti della scienza della persuasione – N.J. Goldstein, S.J. Martin, R.B. Cialdini – Ed. TEA professional
Tuttavia praticamente tutti i linguaggi persuasivi hanno la loro base nelle tecniche di linguaggio di Milton Erickson, uno psichiatra, che aveva sviluppato particolari modalità di comunicazione che sono state poi esaminate e codificate dai padri della PNL sotto la definizione di Milton Model.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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